Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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domenica 8 gennaio 2012

Monti da Fazio: qualcosa è cambiato.

Il Presidente del Consiglio Mario Monti intervistato da Fabio Fazio

Il Presidente Monti, ospite di Che Tempo che Fa, dà ancora una volta prova, come in altre circostanze negli ultimi giorni, di come debba essere un capo del Governo (qui il video dell'intervista).

Lo si capisce bene da alcune sue battute.

Per esempio quando Fazio gli chiede i motivi del suo ‘ottimismo’. Monti lo corregge: “sono fiducioso”.

Oppure quando deplora la tendenza della politica degli ultimi anni di rispondere a tutte le domande pur di dare una risposta, rivendicando invece l'importanza di una riflessione più articolata riguardo alcune questioni complesse, sulle quali qualsiasi risposta immediata rischierebbe di essere frettolosa o casuale.

Guardate che non sono aspetti da sottovalutare.

Giudicheremo con attenzione, provvedimento dopo provvedimento, la politica del tecnico Monti.

Ma più passano i giorni più è forte l'impressione che Monti possa essere molto utile al nostro paese, in un momento difficile e confuso in cui l'immagine della politica appariva ed appare ancora consunta e lacera, intrisa com'è di beceri populismi e di sterili ricerche del consenso a scapito di linee politiche definite e credibili.

Monti ha dato mostra di avere ben chiara questa condizione di svilimento in cui versa la politica, tanto da affermare che tra i suoi obiettivi c'è quello di normalizzare in qualche modo i partiti e i reciproci rapporti fra di essi. Un obiettivo ambizioso, che - diciamocelo - gli fa onore.

Se poi vogliamo parlare di contenuti, un'altra notazione rilevante è che di tutto il chiacchiericcio politico cui eravamo oramai abituati e quasi rassegnati, nelle risposte di Monti non c'è praticamente traccia. 

Ora si parla davvero di politica. 
E guardate che di cose ne sono venute fuori tante e significative. Un intero programma politico, a ben vedere.

A partire dalla lotta serrata all'evasione - scontato il riferimento all'operazione Cortina - che Monti considera giustamente fondamentale.

Per continuare (occhio al linguaggio) col “disarmo multilaterale delle corporazioni e dei privilegi”.
Un obiettivo spiegato in modo chiaro: siamo abituati a tutelare ciascuno la propria categoria (anche a discapito delle altre): è giunto il momento di invertire la rotta.

Altro punto in agenda enunciato da Monti: dare un'occupazione ai giovani, e non precaria, dettaglio non da poco uscendo dall'epoca del berlusconismo per cui il lavoro a tempo determinato appariva quasi un inevitabile segno dei tempi, da non demonizzare più di tanto.

E ancora le liberalizzazioni (compresi i gruppi energetici) e - a quanto è parso di capire - una qualche forma di privatizzazione della Rai.

Un programma impegnativo e per certi versi rivoluzionario se si pensa all'immobilismo degli ultimi anni, nei quali tante montagne di parole hanno partorito altrettanti topolini, ma soprattutto hanno prodotto molteplici smottamenti.

Parlando come Capo del Governo, doverosa e sensata mi è parsa infine la riflessione sull'antipolitica: nella contrapposizione tra opinione pubblica (cittadini) e politica, Monti - dicendo di far parte della prima categoria - ha rilanciato la necessità di un rapporto più equilibrato. E ha invitato tutti a chiedersi cosa ognuno fa per il proprio paese e come può contribuire a migliorarlo.

Quasi un messaggio a ritrovare, in generale, un pensiero etico, l'orgoglio della comunità civile, il piacere del contribuire - come si può - ognuno al benessere dell'altro.

Solo due mesi fa, la politica italiana era preda di un ultrasettantenne plurindagato per ogni tipo di reato, col pallino delle diciottenni, l'ottimismo forzato da pubblicità dei dentifrici e i ministri in odore di mafia.

L'aria è leggermente cambiata, ne converrete.

Molto - lo ha fatto capire lo stesso Monti con un fugace riferimento (“lavoriamo tutti sotto questa grande ispirazione del Capo dello Stato”) - lo dobbiamo al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (non a caso bersaglio preferito del Giornale, negli ultimi tempi).

Uscire da quel periodo buio era fondamentale. 
Lo sarebbe stato anche se non avessimo avuto una gravissima crisi economica in atto.
Perché, di quel passo, il nostro paese sarebbe presto imploso.

Non ne siamo usciti, ancora. Né dalla crisi né dal solipsismo italiota in cui la nostra società si è ripiegata sempre più negli ultimi anni.

Ma una figura come Monti, autorevole, esperta, seria, rigorosa, può essere utile per ricordare a tutti cosa dovrebbe essere la politica: responsabilità, serietà, riflessività, priorità data alla collettività, intransigenza con chi rema contro la società, obiettivi a breve ma anche a lungo termine, decisioni ponderate e qualificate (che ci piacciano oppure no).

Non è poca cosa, per come eravamo messi.

Il resto lo giudicheremo strada facendo. 


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