Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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mercoledì 18 gennaio 2012

Pensieri al contrario.

Il Sassolungo della Val Gardena.
[Dall'amico gardenese  Marco Forni, lessicografo e traduttore, riceviamo e volentieri pubblichiamo

Pensieri al contrario 

È impensabile che:

I sindacati difendano l’impresa a scapito dei lavoratori.

È impensabile che:

Gli industriali scendano in piazza per difendere i diritti dei lavoratori.

È impensabile che i tassisti scorazzino gratis, per le vie della città, i farmacisti.

È impensabile che gli evasori facciano il tifo per i pensionati costretti ad aprire un conto in banca (a ben pensarci, questo potrebbe anche essere pensabile, così si continua a spostare l’attenzione altrove...)

I pensionati dal canto loro protestano: Non è giusto che chi più ha più dà, è più equo che dia chi non ha. L’effetto San Matteo da quelle pagine intonse parla chiaro.

È impensabile che le ragioni stanno (o stiano: sa più d’auspicio) dalla nostra parte e i torti sempre e comunque dall’altra.

È pensabile che la smettiamo di lasciarci abbacinare da un’epoca in cui le cose inutili sembrano essere diventate le nostre uniche necessità?

Chissà...

E tra le pieghe di questi scenari funesti (fustigati sempre da bagliori di luce) resta il dono impagabile e misterioso della lingua e delle parole veicolo d’incontro con gli altri e con noi stessi.

E tra mari e Monti riusciremo a trovare insieme il sentiero per risalire la china, siamo chiamati tutti a crederci e a fare la nostra parte.

Mi piace ricordare le parole di Fabrizio, morto l’11 gennaio 1999, ma che non è mai venuto a mancare (sembra quasi farsi beffe della Signora in nero) dentro di noi: “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior” e (aggiungo io) non deve mai sopirsi la voglia di poter cambiare veramente le cose; la voglia di stare insieme agli altri per svelare e spandere spicchi di noi stessi. 

Il mio augurio è che tra le pieghe della vita di tutti i giorni ciascuno di noi riesca a trovare i colori e i sapori per continuare a tinteggiare di pensieri i giorni di là da venire.

Saluti dal Sassolungo.


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