Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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sabato 28 gennaio 2012

La Tobin Tax e la “cantonata” delle Iene.


Giuseppe Cantoni intervistato da Sabrina Nobile delle Iene

In un godibilissimo servizio delle Iene mandato in onda giovedì sera, Sabrina Nobile ha chiesto ad alcuni onorevoli cosa fosse la Tobin tax.

A parte qualche rara risposta corretta, al solito hanno finito col prevalere sguardi persi nel vuoto e non-risposte più o meno garbate.

Fino ad arrivare, dopo una sfilza di deputati intervistati (Narducci, Merlo, Cera, Lorenzini, Germanà, Brugger), al clou del servizio, e cioè la supercàzzola di tognazziana memoria di un tale On. Giuseppe Catoni (così ci è stato presentato) che ha inanellato una serie impressionante di non-sense su cosa sia la tassa in questione:
È una cosa... una bella parola che poi espressa in un atteggiamento politico alla fine poi sostanzialmente non ne vediamo una... insomma in poche parole... si sente molto parlare però in effetti tutti ne parlano ma nessuno ha capito bene di che razza... da dove arriva... è una citazione anche imbarazzante doverlo dire ma purtroppo non è una soluzione, dal mio punto di vista... è un atteggiamento per voler schivare certe linee politiche, secondo il mio punto di vista... è un atteggiamento che ha preso una posizione politica, però non ha senso nel senso ben specifico della parola, è semplicemente un modo politico per far reclamare che sia... sembra che andiamo a verificare le tasse, insomma in poche parole è una spesa, è una spesa che comunque... diciamo l'italiano poi se ne renderà conto dopo, è una spesa che non propriamente definita perché se fosse definita le direi guardi è una tassa che viene... è una tassa, esatto è una tassa, una cosa non identificata per il  momento, non ancora identificata... ne parliamo perché giustamente bisogna parlarne... è una cosa che poi il cittadino capirà che è solo politica... si chiama Tobin... è una parola tecnica... vuol dire, comunque... è una presa di posizione strategica... io personalmente sono diffidente di questo atteggiamento, che quando lo capiranno gli italiani di che cosa si tratta mi darà retta... non si capisce, arrivederci.
Diciamo subito che il cognome dell’intervistato non è Catoni, bensì Cantoni.

Quel che più conta, però, è che Giuseppe Cantoni non è un membro del Parlamento Italiano come gli altri intervistati e dunque non può essere incluso nel novero dei deputati nostrani, quelli cioè che dovrebbero occuparsi delle questioni economiche del nostro paese, tra cui la famigerata tobin tax.

Il buon Giuseppe Cantoni intervistato dalla Nobile si fregia sì dell'appellativo di ‘onorevole’, ma lo fa in quanto membro di un ineffabile Parlamento Mondiale per la Sicurezza e la Pace (questo le Iene lo riportano correttamente), che altro non è che una fantomatica ‘organizzazione intergovernativa’ con sede a Palermo, dai contorni piuttosto enigmatici.

E qui vengo al punto.

Dopo la carrellata di onorevoli deputati del Parlamento italiano, che le Iene abbiano voluto chiudere con il contributo di Cantoni è qualcosa che ha reso il servizio decisamente fuorviante.

Al di là della corretta attribuzione della didascalia, dubito che molti abbiano realizzato che l’intervistato non fosse un deputato - come tutti ci aspettavamo - bensì un membro di un’organizzazione qualsiasi che ha deciso di chiamare i suoi esponenti ‘onorevoli’.

Per carità, non che questo tolga alcunché all’ignoranza palesata dai deputati intervistati prima di Cantoni.

Però, insomma, care Iene: forse conviene verificare che chi si aggira nei pressi di Montecitorio sia effettivamente un parlamentare.

Mica per altro: giusto per non prendere... Cantonate!

... A maggior ragione, diciamocelo, se riguardano organizzazioni come il Parlamento Mondiale per la Sicurezza e la Pace...

Ma questo, in effetti, è un altro post.


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