Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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martedì 5 ottobre 2010

Berlusconi, sintesi e analisi del discorso alla festa del Pdl: mancava qualcosa. C'è da temere?

Il viso teso, i tratti induriti: Berlusconi si prepara
all'agone elettorale col terrore che sia l'ultima chiamata.

E' mancato qualcosa nel discorso di domenica scorsa (3 ottobre) di Silvio Berlusconi al suo popolo, alla festa del Pdl a Milano.

C'era l'ennesima dichiarazione di guerra ai magistrati, con la proposta di una commissione di inchiesta che indaghi sui malfattori togati.

C'era la difesa del miracolo napoletano dei rifiuti e l'attribuzione delle colpe odierne tutte, nessuna esclusa, alla Iervolino.

C'era l'attacco al Presidente della Repubblica Scalfaro per aver sobillato Bossi in occasione del ribaltone del 94.

C'era la denigrazione dell'odiato nemico politico numero 1: l'ex magistrato Antonio Di Pietro.

C'era l'attacco alla stampa: tutta di sinistra, quella principale.

C'era l'annuncio di un opuscolo da inviare a tutti con i mirabolanti risultati del governo.

Sapete cosa non c'era? Date un'occhiata ai video, se non l'avete già fatto.

Mancava il ben noto sorriso di Berlusconi.

Mancava la consueta spavalderia di chi - comunque vada - sente di avere la vittoria in tasca.

Mancava addirittura la soddisfazione di vedere il proprio popolo giubilante e in adorazione, perché anche nei momenti in cui ci sono stati gli applausi più vigorosi, Berlusconi è apparso più teso che beato.

Persino la sua classica mimica ammiccante ha latitato (se si fa eccezione per la battuta delle 20 case, ma anche lì, fateci caso, è un ammiccamento sofferto, quasi sforzato), la mimica del Berlusconi beffardo che ha la situazione in pugno e irride gli avversari.

Questo dal punto di vista dell'analisi della comunicazione del corpo, dello sguardo, dei gesti, che portano tutti alla medesima conclusione: Berlusconi non si sente sicuro, né della tenuta del governo, né dell'esito delle probabili nuove elezioni primaverili.
A vederlo parlare sembra che avverta dentro di sé che tutto potrebbe rapidamente precipitare e, in quel caso, sa che i guai giudiziari lo attendono al varco. 

Solo così si spiega questa tensione evidente, quasi una stanchezza sofferta, nel volto, nei tratti, (ma anche nelle parole di qualche giorno fa: ricordate il suo "qualche volta lascerei volentieri ad altri il sacrificio di governare", detto nel giorno della fiducia?).

Pesa il sentore che quella che verrà potrebbe essere l'ultima chiamata elettorale. Una sorta di resa dei conti finale.

In quest'ottica, non è un caso che nell'esaminare i contenuti del discorso, il nucleo centrale sia quello dell'attacco alla magistratura

In tal senso, la novità non sta tanto nelle accuse in sé, oramai un Leitmotiv berlusconiano, ma nella sensazione che questa sia la frequenza su cui Sua Emittenza intende sintonizzarsi nel trasmettere la telenovela "voto anticipato".

Se è così, è preoccupante.

Per condurre una campagna elettorale consona ai suoi toni abituali, tutta giocata come di consueto sull'emotività degli elettori, Berlusconi ha notoriamente bisogno di un nemico e di atmosfere apocalittiche da evocare.

Una volta c'erano i comunisti (o se preferite "c'erano una volta i comunisti", il risultato non cambia!), che sono oramai passati di moda.

In ogni buona famiglia... c'è la pecora rossa!
Il nuovo nemico, oggi, è la magistratura, accusata dal Presidente del Consiglio di attuare piani eversivi per sovvertire la volontà del popolo

E' in quest'ottica che Berlusconi ha clamorosamente affermato durante il comizio che "il pentito Spatuzza è al soldo di qualche PM"...

[pausa di riflessione...]

Se la situazione è come appare, mi sembra che si debba cominciare a temere gli esiti di un'eventuale campagna elettorale basata sullo scontro istituzionale fra potere esecutivo e potere giudiziario, esiti che sono, ne converrete, del tutto imprevedibili.

Tanto più che al momento non si intravedono nel centro-sinistra proprietà taumaturgiche o lenitive in grado di arginare i disegni di chi, messo in un angolo, è disposto a tentare, per sopravvivenza, il tutto per tutto.

Ed è proprio questo il problema dell'Italia in questo delicato momento storico.
Perché, per dirla con Sant'Agostino:

 "da due pericoli bisogna guardarsi: dalla disperazione senza scampo e dalla speranza senza fondamento".

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1 commenti:

Anonimo ha detto...

rileggevo oggi una bella intervista rilasciata l'anno scorso da José Saramago ad Enrica Brocardo.Cito testualmente: "...il disastro in cui voi italiani state vivendo non è da ascivere a Berlusconi quanto al popolo italiano".
Perciò nonostante gli scricchiolii che Luigi ha ben descritto resto pessimista.
Max

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