Giusto ieri ero a scrivere della Cina, dei suoi "problemi" con i principi cardine della democrazia, e, mentre scrivevo, in Norvegia si decideva di assegnare il Premio Nobel per la pace a chi?
Al più famoso fra i dissidenti cinesi: Liu Xiaobo, 54 anni, professore di letteratura, scrittore e attivista dal 1989, attualmente in carcere (dal 2009) per scontare una pena di 11 anni per "istigazione alla sovversione dei poteri dello Stato". Motivo? Un documento chiamato Carta 08, sui diritti umani in Cina, di cui Liu Xiaobo è stato firmatario.
Intervistato sulle motivazioni del Nobel, il presidente del comitato norvegese Thorbjoern Jagland ha dichiarato: "Mentre la Cina cresce abbiamo il diritto di criticarla [...] Noi vogliamo far avanzare le forze che vogliono che la Cina diventi più democratica".
Beh, non vorrei aggiungere molto altro.
Dico solo che in un panorama nazionale al momento piuttosto preoccupante (vedi l'affaire Marcegaglia del Giornale), dall'estero giungono talvolta vere e proprie folate di aria fresca.
Il Presidente Obama ha chiesto la scarcerazione immediata di Liu Xiaobo.
Speriamo che l'effetto domino possa essere di proporzioni enormi.
E che il battito d'ali della farfalla norvegese possa innescare davvero un circuito virtuoso sul versante orientale.
P.P. (Post Post). Alla moglie di Liu Xiaobo è stato ovviamente proibito di parlare con la stampa. Non oso pensare con quale ricatto...
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Il premio nobel per la pace 2010 al dissidente Liu Xiaobo: e la Cina insorge.