Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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venerdì 1 ottobre 2010

Berlusconi dopo Ciarrapico: mi sento israeliano.

Il tassello mancante è stato aggiunto.


Ne mancava una, nell'album della Mattel.

Dopo Silvio pompiere, operaio, chansonnier, e via dicendo, Silvio israeliano.

Silvio con la kippah.

In Senato, ieri, Berlusconi ha messo così una pezza all'incredibile esternazione di Ciarrapico.

Mancava solo che comparisse Apicella a strimpellare l'adagio di una nota canzone di Cutugno e avremmo sentito Silvio intonare:

¯ Sono un israeliano... un israeliano vero¯

N.B. Attendiamo sempre con ansia il giorno in cui il Premier finirà di tramutare sempre tutto in una indecorosa quanto egocentrica strumentalizzazione mediatica.

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