Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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sabato 25 giugno 2011

La matematica ci aiuta a vivere meglio!



[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]


Il vostro scriba, ormai lo sapete, è un matematico e quindi, devo confessarlo, ha provato un brivido di piacere nel leggere il sottotitolo dell'ultimo libro di John Davide Barrow*, cosmologo inglese e professore di matematica a Cambridge.
Barrow, come tutti i cosmologi, ha una mente fervida e si è distinto per studi interessantissimi: la Teoria del Tutto (TOE), l'infinito, il principio antropico.
Tutte questioni di grande rilevanza anche da un punto di vista filosofico e talvolta teologico.

Avevo particolarmente apprezzato il suo Perché il mondo è matematico? (Laterza, 1992), in cui ci spiega in che modo la matematica può descrivere il mondo in cui viviamo.
Ora Barrow torna sull'argomento in 100 Essential Things You Didn't Know You Didn't Know: Math Explains Your World , edito in Italia col titolo 100 cose essenziali che non sapevate di non sapere. Come la matematica può spiegare il tuo mondo (Mondadori, 2011).

Di cosa stiamo parlando?

Quando si fa la coda al supermarket o all'aeroporto o al casello autostradale ci sembra di trovarci sempre nella fila sbagliata. La domanda è pertanto: « perché la nostra fila è sempre più lenta?».

È un effetto della legge di Murphy (per la serie: "la probabilità che una fetta di pane imburrata cada dalla parte del burro verso il basso su un tappeto nuovo è proporzionale al valore di quel tappeto"!)?

Oppure si tratta del bias della memoria selettiva secondo il quale notiamo le coincidenze ma non notiamo le non coincidenze che sono molto più numerose?

Niente di tutto ciò.

Secondo il Prof. Barrow, la realtà è che siamo davvero nella fila più lenta! 

Ciò perché in media le file e le corsie lente sono quelle con più persone e/o veicoli.
Per cui è più probabile trovarsi in una di queste, che in una più veloce, dove ci sono meno persone e quindi anche meno probabilità di piccoli contrattempi che rallentano la fila (per esempio un signore che ha dimenticato il portafogli). 
La precisazione “in media” è importante. Non siamo sempre nella fila più lenta ma, in media, considerando tutte le code che facciamo, abbiamo più probabilità di essere in quelle più affollate.

Ora, dite la verità: quante volte, davanti ad una fila interminabile, vi siete detti "capitano tutte a me", con inevitabili ricadute sul vostro umore e sulla considerazione della vostra buona sorte?!

Ebbene, capire quanto spiega il Prof. Barrow - nel piccolo evento della coda, come in tanti altri - aiuta ad avere più fiducia in noi e nella vita.

Abbiate fede, dunque: la matematica ci aiuta a vivere meglio.

P.P. (Post Post)

Sollecitato dai commenti provo a rispondere alla domanda su  quale vantaggio tragga  l'uomo dal bias della memoria selettiva. 
Il vantaggio è il seguente: per l'individuo, spesso frustrato, il bias è consolatorio.
Se è vero, infatti, che non ho raggiunto nella vita le mete che mi ero prefissato e che meritavo, ciò dipende in larga misura dal fatto che la sorte non è stata - e non è - benigna nei miei confronti come provano i continui piccoli o grandi episodi sfortunati che si accaniscono contro di me. 
In questo senso il bias della memoria selettiva diventa un corollario del bias di conferma già segnalato da Francesco Bacone. 
Tale bias è un errore cognitivo (un pregiudizio) che consiste nel selezionare le informazioni in modo da attribuire maggior credibilità a quelle che confermano le proprie convinzioni e, viceversa, ignorare o sminuire, quelle che le contraddicono.
Prendere coscienza di questi meccanismi può senz'altro aiutarci a sopportare meglio le contrarietà della vita.
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*Una piccola curiosità: il nostro John è un omonimo di Isaac Barrow,  uno dei fondatori del calcolo infinitesimale (classico il Teorema di Torricelli-Barrow), maestro di un altro grande Isaac: Newton.


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