Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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lunedì 27 giugno 2011

Se gli esclusi diventano terroristi.

Il logo del movimento dei sovrani
 [Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]

Tempo fa avevo trattato, in un post, il tema della crisi della democrazia rappresentativa così come veniva esposta dalla sociologa Saskia Sassen.
La tesi della studiosa era sinteticamente questa: in un mondo in cui il potere esecutivo prende sempre più forza a danno della democrazia rappresentativa (parlamento), diventa sempre più importante il ruolo dei cosiddetti esclusi: movimenti, gruppi sociali, la rete etc.

Assolutamente d'accordo con la Sassen, in quel post avevo dunque invitato  i cittadini a non guardare con ostilità le forme di democrazia diretta rappresentate appunto dagli esclusi.
L'articolo in cui Saskia Sassen espone la sua teoria è intitolato A mano disarmata nella metropoli.
Per ironia della sorte. ecco però che vengono alla ribalta sulla scena del mondo esclusi che non sono a mano disarmata.

Negli Usa è nato e si va diffondendo il  movimento dei sedicenti  sovereign citizens (cittadini sovrani), un gruppo di circa 500 mila persone che semplicemente rifiutano lo stato: guidano senza patente, non pagano le tasse, fanno muovere la burocrazia a vuoto mediante una serie di azioni studiate a tal fine - il cosiddetto paper terrorism - diffondono libri e siti per insegnare a "fregare" lo stato.

La cosa però non finisce qui:  purtroppo c'è stata un'escalation molto rapida che ha determinato azioni sempre più spregiudicate.

Molti sovrani si sono armati: le proteste sono culminate in pestaggi di poliziotti, omicidi e addirittura  stragi.

Uno dei sovrani ha schiantato un aereo da turismo contro il ministero delle imposte nella città di Austin, in Texas, provocando un morto.

Significativa la dichiarazione della figlia: "Non condivido il gesto ma almeno così lo staranno a sentire".

Naturalmente l'uomo - non ne faccio di proposito il nome - è già una leggenda: simbolo di tutti gli antigovernativi d'America che chiedono d'essere liberati dalla schiavitù di Washington*.

L'FBI ha paragonato il movimento a Al Quaeda.

Come chiosa Riccardo Romani in un bell'articolo su D di Repubblica (18 giugno), in questo momento negli USA  "Il terrorista con la provenienza più esotica è nato nel Tennessee".

Ecco perché è assolutamente necessario che scuola e famiglia siano al primo posto nell'attenzione dei governi: solo la "cultura" può fare in modo che le forme di partecipazione e anche di legittima protesta non sfocino nel far west.

Alziamo la guardia: ciò che accade negli USA può accadere anche in Europa.
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* Nel logo  è raffigurato un teschio all'interno del quale  si legge "You are schwag".
L'aggettivo schwag è usato nello slang per indicare la cannabis di scarsa qualità. Per estensione poi indica qualsiasi cosa di qualità scadente.


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