Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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lunedì 13 giugno 2011

Dritti al quorum!



Il popolo sovrano - quel popolo che il governo è solito evocare ad ogni piè sospinto per ricordare la propria legittimazione; quel popolo così importante da figurare addirittura nel nome del partito di maggioranza relativo che fa capo al Presidente del Consiglio - si è espresso.

Oltre il 57% degli italiani è andato a votare.

Il 95% circa ha votato .

La domanda a caldo è: cosa ci portiamo a casa da questa consultazione referendaria?

Almeno tre indicazioni importanti.
  1. Gli italiani sono presenti. Vogliono partecipare. E lo stanno dimostrando con impegno crescente in questi ultimi mesi. Prima con le piazze gremite delle varie manifestazioni spontanee, poi con le elezioni amministrative, ora con il referendum. E' un segnale per molti versi nuovo, da non sottovalutare assolutamente. Una ripresa di entusiasmo forse inaspettata, su cui - parlo alle forze di opposizione - si può certamente puntare. Ma lavorando sodo, ben oltre quanto si sia fatto e si sta facendo.
  2. Gli italiani hanno le idee chiare: chiedono un futuro eco-compatibile (energie rinnovabili) e rifiutano la logica del profitto (in relazione ai quesiti dell'acqua).Vogliono un mondo migliore e più sicuro, per sé e per coloro che verranno. E hanno dato la percezione di voler essere considerati condomini della terra in cui vivono, non semplici inquilini: artefici del proprio destino, tradotto in altri termini. Che nessuno si azzardi, pertanto, ad architettare stratagemmi più o meno astuti - come è più volte avvenuto nel passato - per aggirare una volontà così chiaramente espressa. Anzi: si rompano tutti gli indugi e si avvii subito, ad esempio, senza esitazioni, un serio programma di attuazione di impianti basati sulle energie rinnovabili, con adeguati investimenti.
  3. Gli italiani, infine, hanno chiaramente escluso che esistano homines legibus soluti, uomini svincolati dalle leggi. E hanno votato ribadendo che la legge è uguale per tutti, e che ciò deve valere anche (e soprattutto?) - come spesso viene sostenuto da illuminati osservatori - per quanti hanno l'onere e l'onore di rappresentare e guidare la nazione per volere del popolo stesso.
Chi ha vinto e chi ha perso, dunque?

Hanno vinto tutti quanti credono ancora (o sono tornati a credere) nella partecipazione politica come motore di cambiamento.

E ha vinto chi in cuor suo punta al sogno di una civiltà migliore, più sicura, più sana.

Ha perso invece il partito degli affossa-quorum, Berlusconi in testa.

Forse è esagerato - e certamente riduttivo - sostenere che questo è un voto contra personam.

Quel che è certo è che sul carro dei vincitori il Premier e tutta la maggioranza non possono, né devono salire.

E che, da oggi, appaiono ancora più lontani dal popolo italiano.

Popolo che ha il compito - dopo la seconda sbornia consecutiva a distanza di due settimane - di vigilare con la massima attenzione che la sua volontà venga rispettata alla lettera.

Perché - diciamocelo - sul futuro di una nazione non si scherza.

Non più, almeno: il tempo delle barzellette è finito.

[LB-Prof. Woland]


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