Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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martedì 7 giugno 2011

Una generazione in affitto.

Il Vagabondo, opera di Umberto Verdirosi
[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]

Se leggiamo The Guardian o il New York Times di maggio, scopriamo che per entrambi i giornali i "giovani" di età compresa tra i 25 - 45 anni, nella stragrande maggioranza dei casi, dovranno accontentarsi di una casa in affitto.
Nasce la rent generation.

Si tratta di una generazione che non potrà mai più acquistare una casa, non disponendo di capitali adeguati, né di un reddito sufficiente; spesso neppure di un posto sicuro.
I nostri figli dunque - ovviamente il fenomeno riguarda non solo la Gran Bretagna e gli Stati Uniti ma anche l'Italia - vivranno in affitto, spesso coabitando (cohousing è il termine tecnico e già proliferano siti che offrono sul web questa soluzione).

In Italia secondo una recente indagine, 7 milioni di giovani - di età compresa tra i 18 e i 34 anni - vivono ancora in famiglia. Il 60% di di questi "bamboccioni" in realtà hanno il solo torto di non guadagnare più di mille euro al mese.
Con questa cifra, in molte città italiane si paga appena il fitto.

Uno studio dell'Università Cattolica di Milano prevede che nei prossimi anni almeno 15 milioni di famiglie potranno fregiarsi del bel titolo di "milleuristi".

Non c'è da stare allegri, se pensiamo che anche la pensione, al giorno d'oggi, appare un miraggio.

E allora forse possiamo capire perché un grande vecchio come Stéphane Hessel  (93 anni!) ha scritto, rivolto ai giovani, il  famoso libriccino intitolato Indignez-vous ! (Pour une insurrection pacifique)*.
Indignatevi!

Ma l'indignazione non basta e quindi Stéphane Hessel ha scritto, a completamento del primo, un altro piccolo ma significativo libro: Engagez-vous!**
Impegnatevi!

Miei giovani amici, pacificamente, ma con tutta la determinazione possibile, cercate, senza tregua, di riappropriarvi di ciò che vi spetta: il vostro futuro.

P.P. (Post Post)
A quanto pare i più giovani sono gli anziani. Un altro vegliardo Massimo Ottolenghi classe 1915, avvocato, magistrato, partigiano, nel recente Ribellarsi è giusto invita i giovani a svegliarsi:
«il vostro futuro dipende da voi, perciò potete e dovete pretenderlo nuovo, pulito, libero, senza compromessi, senza scorie, depurato dagli errori di chi vi ha preceduto. Provate a pensare il futuro a vostra immagine, non secondo quella dei vostri padri che sono schiacciati sul presente e incapaci di andare oltre questo fango».
_______________________________________________
* Indignatevi, Add editore, 2011.
** Impegnatevi,  Salani editore 2011.
[Si ringrazia Umberto Verdirosi per il consenso alla riproduzione della sua opera]


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Commenti (3)

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ti posso assicurare che io, di questi tempi, come artigiano, riesco sì e no a portare a casa mille euro al mese, e di anni ne ho 55

hai dipinto una realtà rosea, secondo me

chi non ha un impiego statale sicuro, oggi come oggi se la passa malissimo, nella maggior parte dei casi

credo anch'io che i giovani debbano ribellarsi, ma ci vorrebbe, tanto per cominciare, di sentire qualcuno che afferrma la necessità di un salario sociale garantito

oggi come oggi, l'equazione un lavoro - un reddito, non può funzionare perchè il guadagno non stà più in chi lavora, sia esso operaio, artigiano, commerciante, ma rimane essenzialmente legato a rendite di posizione (siano esse burocratiche o finanziarie); quindi, il reddito va redistribuito direttamente, come forma di diritto umanoe sociale, prendendo i soldi dove ci sono, è inutile girarci intorno

ma questo, è chiaro, significa che lo scontro sociale purtroppo sarà durissimo negli anni a venire, speriamo che non si sparga sangue, ma io non sono ottimista
1 risposta · attivo 721 settimane fa
Gentile Diego,
sono d'accordo ma sono assolutamente convinto che solo i giovani possano operare una (mi auguro pacifica) rivoluzione. Dall'establishment non possiamo aspettarci un bel nulla.
Grazie.
W
Ciao, siamo la redazione di Uniroma.tv.

Dato il tema del tuo blog, forse può interessarti il nostro servizio sulla "Generazione in affitto",
definizione coniata della stampa inglese in riferimento agli under 35.
Siamo andatia sentire l'opinione dei giovani italiani.
http://www.uniroma.tv/?id=18976
Ciao, a presto!

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