Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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giovedì 9 giugno 2011

Le lenti rosa dell'ottimismo.



[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]


Tali Sharot
Nel suo recentissimo libro The Optimism Biasla neurologa Tali Sharot (Centre for Neuroimaging at University College London) celebra le lodi dell'ottimismo.

Pur trattandosi di un bias (pregiudizio), questo sentimento - legato alla amigdala, la parte del cervello che gestisce le emozioni - pare sia risultato vincente nel processo evolutivo dell'uomo.

Chi indossa le "lenti rosa" ha una marcia in più rispetto ai pessimisti: progetta e s'impegna per raggiungere gli obiettivi.

Questo spiegherebbe anche perché le persone continuano a fare gli stessi errori: sono ottimisti e sperano sempre che la prossima volta sia quella buona.

Un esempio classico è fornito dalle persone che dopo uno o più divorzi tornano a sposarsi: vittime semplicemente dell'optimism bias.

Devo della gratitudine a Tali Sharot.

Finora avevo pensato che sostenere il centrosinistra fosse solo una forma di testardaggine: ora so che dipende esclusivamente dall'amigdala e, nonostante tutto, mi sento rasserenato.

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