Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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domenica 5 giugno 2011

Biologia o fatalità?


[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]

In seguito alla tremenda disgrazia capitata a due sfortunatissimi padri che avevano dimenticato il figlio in auto, il celebre psicologo Massimo Ammanniti intervistato da La Repubblica (28 maggio) aveva dichiarato che ad una madre un infortunio del genere non sarebbe mai potuto capitare perché "le madri hanno una sorta di sensore biologico, genetico, che le porta a ricordarsi dei figli in ogni caso".

Leggo oggi sul giornale che una giovane madre "per andare ad una festa, ha lasciato il figlio di tre anni nell'auto, dove il piccolo è rimasto da solo per due ore. E' accaduto ieri sera a San Giovanni Valdarno [...] Ad accorgersi del piccolo sono stati alcuni passanti. I carabinieri hanno calmato il bambino e rintracciato la madre".

Domanda: la madre in questione aveva lasciato a casa il sensore biologico, dal momento che ha dimenticato di essere madre per qualche ora di divertimento?

La verità - e ancora una volta mi viene alla mente Nassim Nicholas Taleb - è che la scienza si incarica troppo spesso di interpretare i fenomeni in base ad una concezione deterministica.

Anche quando, a ben vedere, dipendono soltanto da una tragica fatalità.

P.P. (Post Post)
Dalla Repubblica del 13 giugno: "Bimba abbandonata in auto mentre la mamma va a ballare".
Stavolta il fatto è accaduto davanti ad una discoteca di Alghero. La bimba ha 2 anni e mezzo.
No comment.



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