Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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mercoledì 8 giugno 2011

Maturità: sì alle calcolatrici negli esami. Progresso o regresso?

Prometeo dona il fuoco agli uomini
 [Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]

E' ufficiale.
Un altro muro è caduto: nel 2012 la calcolatrice programmabile sarà ammessa nelle scuole senza eccezioni, esami di maturità compresi.

La svolta è epocale.

Gli insegnanti erano così contrari a questo potente ausilio, che un ispettore del Ministero ha dovuto girare l'Italia in lungo e in largo per convincere i riottosi insegnanti a mandare giù il rospo.

L'ispettore ha spiegato loro che la macchina non sostituisce lo studente ma lo aiuta.

Dichiaro subito la mia posizione: nella mia attività di docente di analisi matematica, durante gli scritti ho sempre consentito l'uso di qualsiasi testo e di qualsiasi macchina.
Intanto perché ero già felice che lo studente per risolvere un problema consultasse dispense, libri o appunti.
Poi perché nessuna macchina può risolvere un problema dove davvero occorre pensare.
Devo dire che le mia teoria non era molto condivisa, ma ho riflettuto a lungo e non ho cambiato idea.

Il nuovo spaventa sempre

Già Platone nel Fedro condanna l'alfabeto - e quindi la scrittura - perché:
"ingenererà oblio nelle anime di chi lo imparerà: essi cesseranno di esercitare la memoria perché fidandosi dello scritto richiameranno le cose alla mente non piú dall’interno di se stessi, ma dal di fuori, attraverso segni estranei".
Fortunatamente papiri e pergamene hanno egualmente invaso il mondo, consegnando ai posteri le meraviglie del passato!

L'avversione al nuovo è una costante.

Ancora agli inizi del 1600 (la celebre Bibbia a 42 linee stampata da Gutenberg risale al 1455) un nobile, scrivendo ad un amico, si vantava del fatto che nella sua biblioteca tutti i libri fossero rigorosamente manoscritti.

Gli esempi si potrebbero moltiplicare fino ad arrivare all'avversione per leautomobili,che andavano sostituendo eleganti tiri di cavalli, per le biro (ricordo che la mia maestra esigeva che scrivessimo con penna e calamaio), per il computer, per internet, per il cellulare, per l'e-learning...

Il discorso poi si fa serissimo quando si pensa all'avversione e al panico che creano spesso le nuove tecniche.
Pensiamo alle autopsie, al parto cesareo, al trapianto di cuore...

È arduo per l'uomo accettare la frontiera del sapere e quasi impossibile guardare oltre.
Se si parla di embrioni, di clonazioni, di alimenti geneticamente modificati, l'uomo qualunque (talvolta anche lo scienziato) si turba.

Dimenticando che mille volte, nei secoli, gli scienziati hanno attraversato la frontiera del nuovo tra lo scetticismo e la paura della gente comune e, soprattutto, delle chiese di ogni genere.

La storia di questo straordinario animale del pianeta che chiamiamo uomo è indissolubilmente legata al superamento di confini che erano apparsi invalicabili.

Le colonne d'Ercole non potranno mai arrestare l'uomo fintanto che in lui arda, inestinguibile, il fuoco di Prometeo*. 
___________________________________________
* Questa felice espressione si deve al grande sociobiologo statunitense Edward Osborne Wilson.
Da leggere oltre che Il fuoco di Prometeo. L'origine e lo sviluppo della mente umana, Mondadori, 1984, Sociobiologia. La nuova sintesi, Zanichelli Bologna 1980.



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