Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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domenica 26 giugno 2011

L'Italia è ancora una Repubblica Parlamentare?


Se avete voglia e tempo, date un'occhiata al video che vi propongo di seguito (poco meno di 7 minuti).
Sono le osservazioni di un cittadino come noi che a marzo scorso ha chiesto e ottenuto di presenziare ad una seduta del Senato della Repubblica Italiana.



Non so chi sia l'autore e preciso che non condivido al 100% l'impostazione logica per cui se al Senato c'è gente che legge il giornale, chiacchiera con i colleghi, parla al cellulare o scrive Sms, allora il Senato debba chiudere perché significa che nessuno dei senatori lavora davvero.

La verità è sempre un po' più complessa di una semplice generalizzazione.

Ed io sostengo piuttosto che senatori e deputati possono ben leggere il giornale, chiacchierare con i colleghi, parlare al cellulare e scrivere sms.
Purché legiferino efficacemente e lo facciano nel nostro esclusivo interesse.

Cosa che, ahinoi, non sta (più) avvenendo da tempo, come un numero di italiani sempre crescente ha oramai capito.

E questo semplicemente perché - qui concordo al 100% con l'autore del filmato - nessuno ascolta più nessuno.

Due fazioni contrapposte tentano l'una di rimanere saldamente al potere, l'altra di disarcionare l'avversario in corsa (e taccio, per una volta, delle vicende private del Premier, sebbene sostenga da tempo che il berlusconismo sia una delle maggiori cause di questo fenomeno).

E tutti (o quasi) votano i provvedimenti come un sol uomo.

Questa sarebbe una democrazia parlamentare?

Se deve essere così, come ho già detto altrove, allora sapete che c'è? 
Bastano tre deputati alla Camera e tre senatori al Senato: due allo schieramento che vince le elezioni, uno a quello che le perde.
Risparmieremmo fior di migliaia di euro di stipendi e indennità (a proposito: i nostri parlamentari - che si sappia - sono i più ricchi d'Europa...), oltre a realizzare l'innegabile miracolo per cui l'opposizione di centrosinistra non potrebbe più apparire divisa, avendo un solo voto a disposizione!

In giorni come questi, in cui si è ripreso a parlare - guarda caso trasversalmente - di bavaglio alle intercettazioni (soprattutto per coprire le magagne dei potenti ovviamente), e in cui uno dei partiti di maggioranza del governo - la Lega - osa fare ostruzionismo all'ipotesi di un serio intervento nazionale riguardo al dramma napoletano dei rifiuti, è giusto il caso di ribadire, ancora una volta, che la miglior politica italiana, oggi, non è certo quella condotta quotidianamente nei meandri dei vari palazzi di potere.

E' quella genuina e spontanea delle piazze, dei movimenti, della gente che ha dato mostra di essersi risvegliata.

Che è l'unica, al momento, a parlare in nome di interessi in cui ci riconosciamo.

E per cui valga davvero la pena lottare.


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