Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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lunedì 20 giugno 2011

Prevedere il futuro? L'effetto farfalla ci salverà.


[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]

Il Prof. Albert-László Barabási, direttore del Center for Network Science alla Northeastern University, esperto di reti (autore del fortunatissimo Link. La Scienza delle reti. Einaudi 2004) ha da poco dato alla stampe - sempre per i tipi della Einaudi - l'interessantissimo libro: Lampi. La trama nascosta che guida la nostra vita.

Gli argomenti trattati sono davvero suggestivi e certo di non facilissima divulgazione. Ma un accenno desidero farlo.

Barabási sostiene che si potrà presto prevedere scientificamente il futuro. Attenzione, non si riferisce ai  fenomeni fisici (il tempo, le eclissi, i terremoti...), bensì al comportamento umano.

Proprio così: nuove ricerche stanno rivelando che i comportamenti umani, fino a questo momento ritenuti assolutamente casuali, seguono invece leggi che si possono stabilire con esattezza.

A questo punto mi chiedo: ma come la mettiamo con l'effetto farfalla?

Edward Norton Lorenz - autore della teoria del caos - afferma che le condizioni iniziali di un sistema complesso mettono in crisi ogni idea di determinismo.
Piccole variazioni delle condizioni iniziali producono, infatti, grandi variazioni nel comportamento a lungo termine di un sistema.
"Può il batter d'ali di una farfalla in Brasile provocare un tornado in Texas?" fu il titolo di una conferenza tenuta da Lorenz nel 1972 per spiegare la sua teoria.
Ed ecco nato the butterfly effect, romantica implicazione della Chaos theory.

La conseguenza pratica dell'effetto farfalla è che i sistemi complessi, come il comportamento umano, sono difficili da prevedere su una scala di tempo utile.

Ora, sarà la suggestione del delizioso film Sliding doors o del racconto A Sound of Thunder di Ray Bradbury* (da cui è stato tratto nel 2004 il  film The Butterfly Effect) ma a questo punto il vostro scriba vi confessa che tra le due teorie sposa senz'altro la seconda.

Peraltro, lo confesso, non mi  fido affatto delle buone intenzioni dei "caimani".

Grande sarebbe il rischio di un mondo dove un Big Brother - forse un Big Computer - sa tutto di noi, non solo del nostro presente e del nostro passato, ma anche del nostro futuro.

Potremmo in tal caso ritrovarci a vivere come pupi i cui fili sono mossi da un  invisibile burattinaio.

Rammento, con un brivido, un episodio significativo di 1984 di George Orwell , il romanzo distopico per antonomasia.

Winston Smith - impiegato del Ministero della Verità - chiede a O'Brien che lo sta torturando, se il Grande Fratello* esiste.
O'Brien gli risponde: «Tu non esisti!»

Frase profetica del futuro del povero Smith, la cui memoria è destinata ad essere cancellata per sempre.

La possibilità di prevedere il futuro avrebbe conseguenze drammatiche.

Il passato ci appartiene, il futuro non ancora e quindi è più facile da rubare: nel senso che, se può essere predeterminato, può essere manipolato a piacere.

Un uomo senza il suo naturale, imprevedibile futuro semplicemente "non esiste": sarebbe un robot.

Ebbene, se non è di troppo disturbo per i potenti della terra, noi vorremmo esistere.

P.P. (Post Post)
Albert László Barabási riceverà il 30 giugno a Torino il Premio Lagrange-Fondazione CRT. Il riconoscimento internazionale è il primo nel campo della scienza della complessità.
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* Autore dell'indimenticabile romanzo Fahrenheit 451.
** Orwell immagina, nel romanzo, una società  governata da un  partito unico con a capo il Grande Fratello, un personaggio che nessuno ha mai visto e che tiene costantemente sotto controllo la vita di tutti i cittadini. 


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