Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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mercoledì 17 agosto 2011

Virgole, ellissi, allodole e specchietti.

Certo che fa un po' effetto.

Vedere che sul sito del Popolo della Libertà non sono ancora corsi ai ripari.

Devono essere frastornati dagli ultimi avvenimenti legati alla manovra che fa grondare il sangue di Berlusconi (proprio sicuri che sia il suo a grondare e non il nostro? Qualcuno chiami la scientifica...).

Guardate cosa appare ancora nella homepage:



Nelle altre notizie, proprio sotto l'ultima dichiarazione di Silvio in primo piano ("manovra dura ma necessaria") spunta una frase pronunciata dal Premier il 4 agosto scorso, a pochi giorni dalla débâcle:
"Per crescere meno burocrazia e tasse".
Il tragicomico effetto anacronistico della frase strappa un sorriso sconsolato a distanza di scarse due settimane dall'esternazione del Premier.

Tra l'altro, lo confesso, colpisce la mia immaginazione di (ex) filologo il fatto che l'assenza di punteggiatura e una formulazione piuttosto ellittica si prestano a svariate possibilità esegetiche:
1.  Per crescere, meno burocrazia e (meno) tasse: senza dubbio il senso che Silvio voleva dare.
2. Per crescere, meno burocrazia e tasse: cioè crescita=ridurre la burocrazia ma lasciare le tasse come stanno.
3. Per crescere meno, burocrazia e tasse.
A voi la scelta di quale opzione - al di là di quella che gli studiosi di narratologia chiamano l'intentio auctoris - sia più vicina alla realtà.

Un'ultima curiosità: la frase in esame rimanda ad una pagina che almeno in teoria dovrebbe essere di approfondimento alla notizia (come di solito avviene nello stesso sito).
La pagina in questione invece, stranamente, non contiene altro che la singola frase.

Non un commento. Non una chiosa.

Come se bastasse così com'è. Come se non ci fosse bisogno d'altro.

Il consueto, accecante specchietto per le allodole.

Andato in frantumi dopo oltre 17 anni.

A spese delle povere allodole, quelle finite nella rete.

E, purtroppo, non solo a spese loro.


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