Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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martedì 9 agosto 2011

The show must go on?



Immagino che negli ultimi tempi i nostri politici si sentano come braccati

L'attenzione dei media nei confronti della cosiddetta casta, dei privilegi e degli sperperi legati ai costi della politica, non è mai stata così alta.
Né  forse è mai stato così fermo il proposito di smascherare i vizi distorti di una categoria di persone che i cittadini avvertono sempre più lontana dai propri bisogni e dai propri problemi.

Anche per questo, se fossi un politico, mai come in questo 2011 di fuoco, con l'economia mondiale a picco e quella italiana in vetta alle classifiche delle nazioni disastrate, peserei con la massima cautela ogni mia proposta, ogni gesto, ogni parola, ogni pausa.

Mai come ora, se fossi un politico, starei attento all'immagine del mio ruolo istituzionale.

Mai come ora mi chiederei, prima di muovermi, come verrà letto il mio operato dalle persone che ho il dovere e l'obbligo di rappresentare.

Diciamolo chiaramente, una volta per tutte: ogni santo giorno, in ogni istante della vita mediatica di ogni nostro rappresentante della politica - dalle più alte cariche dello stato ai parlamentari, dai governatori delle regioni ai consiglieri comunali - vengono lanciati messaggi che tutti noi, cittadini comuni, in qualche modo decodifichiamo.

Ora ditemi, in tutta onestà: con tutto l'affetto e la simpatia che si possono provare per due personaggi televisivi storici come Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, quale mai potrà essere il messaggio che passa se un'amministrazione come quella di Parma decide di intitolare a Sandra e Raimondo lo stesso parco prima intitolato a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino?

A poco, credetemi, varranno le buone intenzioni dichiarate di dedicare ai due magistrati simbolo della lotta alla mafia due viali (da costruire) accanto alla stazione.

Il danno è già fatto.

Il messaggio è già stato recepito.

E sapete qual è?

Non soltanto che the show must go on.

Ma che lo show continua ad essere, sempre e comunque, più importante di tutto
Anche oltre
Oltre la morte.
Oltre l'impegno di una vita.
E di più: oltre il sacrificio della vita stessa, una vita dedicata a servire il proprio paese.

Qualcuno almeno, credetemi, la penserà così.

E sono ferite dolorose, cari amministratori della cosa pubblica, per quanto forse possa riuscirvi difficile da immaginare.

Certo, accanto a chi si sentirà ferito, ci sarà senz'altro un certo numero di persone che non vedrà nulla di particolarmente scandaloso nell'operazione da voi proposta. 
Del resto, voi siete tra quelli!

E proprio qui sta il punto: sta a voi che ci rappresentate decidere - badate: anche in contrasto col vostro pensiero - quale dei due sentimenti sia capace di rappresentare la massima espressione simbolica dell'etica e dell'esemplarità istituzionali.

Sarà presunzione, ma io penso che chi patisca per una decisione come la vostra dia prova di una sensibilità che testimonia la parte migliore della nostra sfortunata Italia.

E se non vi dispiace, nel rilanciare il nostro paese, proverei a ripartire da lì.

Pesando quotidianamente ogni azione, ogni gesto, ogni parola.
Sempre col pensiero a chi esprime l'Italia migliore.

Anche quando, lo ripeto, questo vi porta lontano dalla vostra idea iniziale.

Provate, almeno.

Chissà che non vi accorgiate, una buona volta, che questo è l'unico modo sensato di fare politica.

Update del 10 agosto.

L'indignazione, talvolta, produce i suoi frutti: l'assessore comunale ha fatto dietrofront.
Continuiamo a vigilare.


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