Immagino che negli ultimi tempi i nostri politici si sentano come
braccati.
L'attenzione dei media nei confronti della cosiddetta casta, dei privilegi e degli sperperi legati ai costi della politica, non è mai stata così alta.
Né forse è mai stato così fermo il proposito di smascherare i vizi distorti di una categoria di persone che i cittadini avvertono sempre più lontana dai propri bisogni e dai propri problemi.
Anche per questo, se fossi un politico, mai come in questo 2011 di fuoco, con l'economia mondiale a picco e quella italiana in vetta alle classifiche delle nazioni disastrate, peserei con la massima cautela ogni mia proposta, ogni gesto, ogni parola, ogni pausa.
Mai come ora, se fossi un politico, starei attento all'immagine del mio ruolo istituzionale.
Mai come ora mi chiederei, prima di muovermi, come verrà letto il mio operato dalle persone che ho il dovere e l'obbligo di rappresentare.
Diciamolo chiaramente, una volta per tutte: ogni santo giorno, in ogni istante della vita mediatica di ogni nostro rappresentante della politica - dalle più alte cariche dello stato ai parlamentari, dai governatori delle regioni ai consiglieri comunali - vengono lanciati messaggi che tutti noi, cittadini comuni, in qualche modo decodifichiamo.
Ora ditemi, in tutta onestà: con tutto l'affetto e la simpatia che si possono provare per due personaggi televisivi storici come Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, quale mai potrà essere
il messaggio che passa se un'amministrazione come quella di Parma
decide di
intitolare a Sandra e Raimondo
lo stesso parco prima
intitolato a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino?
A poco, credetemi, varranno le buone intenzioni dichiarate di dedicare ai due magistrati simbolo della lotta alla mafia due viali (da costruire) accanto alla stazione.
Il danno è già fatto.
Il messaggio è già stato recepito.
E sapete qual è?
Non soltanto che the show must go on.
Ma che lo show continua ad essere, sempre e comunque, più importante di tutto.
Anche oltre.
Oltre la morte.
Oltre l'impegno di una vita.
E di più: oltre il sacrificio della vita stessa, una vita dedicata a servire il proprio paese.
Qualcuno almeno, credetemi, la penserà così.
E sono ferite dolorose, cari amministratori della cosa pubblica, per quanto forse possa riuscirvi difficile da immaginare.
Certo, accanto a chi si sentirà ferito, ci sarà senz'altro un certo numero di persone che non vedrà nulla di particolarmente scandaloso nell'operazione da voi proposta.
Del resto, voi siete tra quelli!
E proprio qui sta il punto: sta a voi che ci rappresentate decidere - badate: anche in contrasto col vostro pensiero - quale dei due sentimenti sia capace di rappresentare la massima espressione simbolica dell'etica e dell'esemplarità istituzionali.
Sarà presunzione, ma io penso che chi patisca per una decisione come la vostra dia prova di una sensibilità che testimonia la parte migliore della nostra sfortunata Italia.
E se non vi dispiace, nel rilanciare il nostro paese, proverei a ripartire da lì.
Pesando quotidianamente ogni azione, ogni gesto, ogni parola.
Sempre col pensiero a chi esprime l'Italia migliore.
Anche quando, lo ripeto, questo vi porta lontano dalla vostra idea iniziale.
Provate, almeno.
Chissà che non vi accorgiate, una buona volta, che questo è l'unico modo
sensato di fare politica.
Update del 10 agosto.
L'indignazione, talvolta, produce i suoi frutti: l'assessore comunale ha fatto
dietrofront.
Continuiamo a vigilare.
The show must go on?