Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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domenica 7 agosto 2011

Il matrimonio gay e la filosofia del diritto.

Una foto del matrimonio della deputata Paola Concia
[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]

Uno dei massimi* filosofi del diritto il Prof. Ronald Myles Dworkin - docente all'University College  London e alla New York University - nel saggio Virtù sovrana. Teoria dell'eguaglianza (Feltrinelli 2002) afferma che una coerente teoria liberale (e non liberista) non deve mai perdere di vista due princìpi fondamentali:

- Il principio di pari importanza secondo il quale ciascuno dev’essere messo in condizione di poter attuare appieno le proprie aspirazioni.

- Il principio di responsabilità secondo il quale ciascuno è responsabile delle scelte che compie quando tenta di attuare le proprie aspirazioni.

Spiega poi che la vita ha un valore intrinseco e che:
 Nessuna restrizione può essere legittimata sulla base di una valutazione etica delle scelte soggettive

Ne consegue che le preferenze sessuali non possono essere oggetto di valutazione etica da parte della comunità, né possono essere limitate attraverso sentenze o vincoli legali (purché, ovviamente, tali comportamenti non siano lesivi della libertà degli altri individui).

Infine nel saggio La democrazia possibile. Principi per un nuovo dibattito politico (Feltrinelli, 2007) lo studioso afferma che la questione del matrimonio gay è un principio al quale non si può rinunciare. Il matrimonio può essere considerato
Una risorsa sociale dal valore insostituibile per coloro a cui viene offerta. Se consentiamo l'accesso a questa meravigliosa risorsa a una coppia eterosessuale e lo neghiamo alla coppia omosessuale, consentiamo all'una, ma non all'altra, di realizzare qualcosa che per loro ha molto valore.
 "Che diritto ha la società" chiede dunque il filosofo "di operare una simile discriminazione?"

Sarebbe auspicabile che i sottosegretari Carlo Giovanardi e  Daniela Garnero Santanchè provassero a sospendere i propri pregiudizi e a studiare un po' di filosofia del diritto. 

Forse eviterebbero di fare dichiarazioni inaccettabili in un moderno stato di diritto.
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* Dvorkin è il secondo più citato studioso americano del diritto del ventesimo secolo.


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