Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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martedì 9 agosto 2011

Bambine top model.


[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]

Ci si scandalizza per i matrimoni gay ma che dire della copertina della rivista Vogue Enfants? Una bambina di dieci anni è stesa languidamente su un divano tra cuscini leopardati con rossetto rosso e pesante trucco agli occhi, smalto alle dita, gioielli e  tacchi a spillo.

In nome del business è tutto permesso?

Ma poi, ditemi, chi dovrebbe trovare ispirazione da una simile foto?

Forse delle innocenti bimbette che frequentano la scuola elementare? O chi altro?

Queste sono le vicende su cui vorrei sentire le proteste indignate dei benpensanti.

Che mi sembra siano invece diversamente impegnati.


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