Sull'ultimo numero di
Panorama - in edicola da oggi - si apprende che la Procura di Napoli (cioè, tra gli altri,
l'odiato PM Woodcock) avrebbe aperto un'inchiesta per
estorsione ai danni di Silvio Berlusconi.
La vicenda, scoperta tramite intercettazioni,
riguarderebbe un versamento di
500 milioni di euro del Premier a
Gianpaolo Tarantini, l'imprenditore barese procacciatore - ad esempio - delle escort per le distensive serate di Palazzo Grazioli (il caso D'Addario, insomma).
I soldi versati sarebbero serviti a spingere Tarantini a dichiarare che Berlusconi non era a conoscenza del fatto che le signorine adoranti erano prezzolate e, non poca cosa, a patteggiare nel procedimento in corso per impedire la diffusione di alcune intercettazioni considerate molto imbarazzanti per il Sire di Arcore.
Staremo a vedere.
Nel mentre, non possono non tornare alla mente le dieci domande al Premier pubblicate da Repubblica - autore il compianto Giuseppe D'Avanzo - all'indomani dello scandalo di Palazzo Grazioli.
Nella
seconda decina di domande, pubblicate il 26 giugno 2009, uno dei quesiti recitava:
"Può dirsi certo che le sue frequentazioni non abbiano compromesso gli affari di stato? Può rassicurare il paese che nessuna donna sua ospite abbia oggi in mano armi di ricatto?".
Il centrodestra all'unisono, insieme con la stampa berlusconiana, reagì chi gridando all'insulto chi deridendo e sbeffeggiando simili preoccupazioni.
Ma il tema della
ricattabilità fu trattato addirittura dalla stampa straniera, come riportato da Repubblica in un famoso
articolo che forniva un resoconto delle testate internazionali al riguardo, articolo in seguito al quale Berlusconi, il 24 agosto dello stesso anno, citava in giudizio il quotidiano e l'autore del pezzo chiedendo al Gruppo L'Espresso un risarcimento di 1 milione di euro per la natura diffamatoria delle informazioni pubblicate.
Ebbene oggi la procura di Napoli avrebbe delle prove che il Premier veniva ricattato.
Di più: che avrebbe pagato in seguito ad un ricatto.
Pensateci un attimo.
Quest'episodio, se venisse confermato, darebbe la misura degli ultimi anni (almeno) del governo berlusconiano.
Come può un premier sotto ricatto pensare al proprio paese, con la mente rivolta a chi lo ricatta e ai danni che potrebbe ricevere se non chiude la bocca ai suoi ricattatori?
La passione di Berlusconi per le donne non è mai parsa innocua per le sorti dell'Italia a chi ha un briciolo di sensibilità e di conoscenza della psiche umana.
Quella che qualcuno molto vicino al Premier - la sua ex moglie - ha definito una malattia ha rappresentato un vero e proprio pericolo, oltre che un danno incalcolabile per il nostro paese.
Con la mente occupata dai vari Bunga-Bunga da un lato e dall'altro dalle varie dazioni rivelate dalle indagini - che fossero regali e ricompense o invece pagamenti a seguito di ricatti - sarà stato praticamente impossibile, per Silvio Berlusconi, pensare alle sorti del nostro Paese.
Per di più, l'impostazione da Papi padrone - non solo nella vita privata, ma anche in Parlamento - ha fatto sì che nulla potesse mai muoversi senza che Silvio la battezzasse.
Ed ecco la maggioranza parlamentare inchiodata sui problemi giudiziari, dalle intercettazioni alla prescrizione breve, al processo lungo.
Non c'è stato tempo per altro e tutto è rimasto fermo.
Fermo com'è questo paese da quando un imprenditore delle televisioni, per scampare al fallimento delle sue aziende, è sceso in campo, come lui stesso ebbe a dire.
Ebbene su quel campo non cresce più un filo d'erba.
L'Italia è ad un passo dal default, è fanalino di coda dell'economia, è maglia nera in Europa per la disoccupazione giovanile, col nostro amato meridione - che attende ancora l'ormai famigerato Piano per il Mezzogiorno puntualmente promesso in ogni programma berlusconiano - letteralmente in ginocchio.
Hanno un bel da fare gli opinionisti vicino al Premier ad indicare i corresponsabili di una politica che ha sfasciato l'Italia.
E' vero, l'opposizione ha le sue colpe e vanno analizzate, studiate, stigmatizzate.
Ma il responsabile primo della situazione in cui versa oggi l'Italia ha un nome e un cognome.
Perché credete che Libero si sia buttato a pesce nella campagna anticasta?
Per gettare fumo negli occhi (oltre che perché è di moda e dunque ci si guadagna in tiratura di copie)
Al grido di "sono tutti uguali", tentano di distogliere l'attenzione dal colpevole numero uno, il grande manipolatore.
Per poi tornare a dire, come
ieri:
Il problema vero è che Silvio non ha mai smesso di essere quello del 94.
Anzi, oggi più di allora, oserei dire, è sempre più "quello del 94".
Un uomo abile nel raccontare: un sogno, una barzelletta, una bugia.
All'Italia serviva ben altro.
Rigore morale, lungimiranza, interesse per la cosa pubblica anziché per quella privata, esemplarità intellettuale, senso delle istituzioni.
Abbiamo avuto in sorte l'etica dell'arrivismo, il machismo, il nichilismo intellettuale, la pochezza di intenti, il modello del pensiero unico e dei collaboratori yes man, lo scontro con le istituzioni.
Per rimettere insieme i cocci di tutto questo ci vorrà almeno una generazione.
Purché si riesca, una buona volta, a lasciarsi tutto alle spalle.
Per poi, liberato quel pugno di mosche che c'è rimasto in mano, ricominciare daccapo.
Update del 1 settembre.
Tarantini
è stato arrestato insieme con la moglie. Staremo a vedere.
L'inchiesta di Napoli e la questione della ricattabilità.