Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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martedì 27 settembre 2011

Scherza coi fanti...


Qualche giorno fa avevamo parlato del silenzio della Chiesa sugli scandali berlusconiani commentando un articolo di Marcello Veneziani che spiegava i motivi di una simile strategia del non-intervento.

Passano meno di 24 ore e il Cardinale Angelo Bagnasco pronuncia parole di fuoco durante la conferenza episcopale italiana, sferrando un attacco bipartisan sulla questione morale, ma chiaramente monopartisan sulla questione della licenziosità dei costumi quando si riferisce a "stili di vita difficilmente compatibili con la dignità delle persone e il decoro delle istituzioni e della vita pubblica", parla di "comportamenti non solo contrari al pubblico decoro ma intrinsecamente tristi e vacui" e chiosa dicendo "chiunque sceglie la militanza politica, deve essere consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell'onore che comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda".

Secondo un retroscena illustrato dal Fatto Quotidiano l'evento scatenante che ha portato all'invettiva morale del cardinale sarebbe il racconto da parte di una delle ospiti di Arcore dei siparietti di una Minetti sexy-suora con tanto di crocifisso morbidamente adagiato, per mano dello stesso Berlusconi, sulle generose rotondità di Sorella Nicole.

Se così fosse, lo confesso, la cosa mi turberebbe non poco.

Perché passi - si fa per dire - la strategia del silenzio scelta fino ad oggi dalla Chiesa sugli atteggiamenti immorali del Premier, ma lo sdegno ad orologeria a seguito del vilipendio del crocifisso appare francamente intollerabile.

Il messaggio sarebbe lampante: va tutto bene fuorché non si irridono i simboli cristiani.

Se le Papi-girls si travestono da suora le cene si trasformano d'incanto da eleganti a peccaminose, mentre se le arcorine si vestono da infermiere o addirittura si svestono completamente, porcheggiando nude per Villa San Martino, lo stile di vita del Premier è tutto sommato accettabile e consono agli incarichi istituzionali.

Una strana etica, in definitiva.

Un'etica, come dire... ad Vaticanum.


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