Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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martedì 13 settembre 2011

A piccoli passi verso la luce.


[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]


Le esperienze ai confini della morte, note anche come NDE (acronimo per l'espressione inglese Near Death Experience), hanno da sempre intrigato scienziati e gente comune. Naturalmente coloro che credono nel soprannaturale hanno spesso considerato tali esperienze come prova dell'esistenza di un aldilà.
Interessanti suggestioni sull'argomento si possano trovare nel film "Hereafter"(Aldilà), ultima fatica cinematografica di Clint Eastwood.

Una delle esperienze pre morte più nota è la descrizione della luce alla fine di un lungo tunnel che coloro che sono stati vicini alla morte raccontano di aver attraversato.

Per me che sono un inguaribile materialista, non desta stupore la conclusione cui è giunto il team di  Alexander Wutzler (Charité Universitätsmedizin Berlin) dopo un esperimento sui topi.

Avendo iniettato una forte dose di veleno in sei topi, i ricercatori hanno potuto constatare che i livelli di serotonina nei loro cervelli erano triplicati nel momento del trapasso (Neuroscience Letters).

Sappiamo ben poco - affermano gli studiosi - sulla morte e sul morire: le reazioni neurobiologiche durante questo importante processo sono state ancora poco comprese.

Il grande incremento del livello di  serotonina - uno dei più antichi  neurotrasmettitori - registrato mentre l'ECG diventava piatto, è la probabile causa di fenomeni come quello della luce alla fine del tunnel. 

Gli studiosi ritengono che la funzione neuroprotettiva del sistema serotoninergico si attivi durante la fase del decesso: la capacità di migliorare l'umore del neurotrasmettitore renderebbe più facile la morte per l'individuo. 

Naturalmente il Prof. Wutzler si aspetta analoghi risultati nel caso dell'uomo.

Esperimenti come questo rappresentano, a mio parere, l'ennesima riprova che il cammino dell'umanità, intrapreso da quando siamo coscienti che la folgore non la scaglia l'adirato Zeus, adunatore di nembi,  non si arresterà mai: l'uomo troverà, passo dopo passo, spiegazioni razionali ad ogni fantasiosa credenza.


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