Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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mercoledì 7 settembre 2011

Piazze e Palazzi.

La sala di Clemente VII ufficio del Sindaco di Firenze
[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]


Matteo Renzi, sindaco di Firenze, critica il Pd colpevole, a suo dire, d'aver aderito allo sciopero della Cgil. Avrebbe dichiarato:
 «Il compito del politico non è quello di stare nelle piazze... »
Caro Sindaco, a parte l'arroganza - un po' d'umiltà non guasterebbe - non le sembra che finora i politici siano stati ben poco nelle piazze e un po' troppo arroccati nei palazzi?

Forse preferisce Villa San Martino - ove si è recato in pellegrinaggio - o palazzo Grazioli alle più popolari piazze d'Italia?

Non vorrei che avere l'ufficio nella sala di Clemente VII in Palazzo Vecchio le abbia dato alla testa. 

Pertanto, se  non glielo ha già detto Berlusconi ad Arcore, glielo dico sommessamente io:

 «Sindaco, si contenga!».


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