Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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domenica 18 settembre 2011

Ha da passà 'a nuttata.



[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]
"How could a highly educated and cultured society, a society that at one historical moment nourished the music of Haydn, Mozart, and Beethoven, in the next historical moment sink into barbarism?
Come è possibile - potremmo tradurre - che una società altamente istruita e colta, una società che in un momento storico ha nutrito la musica di Haydn, Mozart e Beethoven, subito dopo possa precipitare nella barbarie?

Ecco la domanda che si pose fin da giovane il grande neuroscienziato Eric Richard Kandel, premio nobel per la medicina nel 2000, riferendosi naturalmente al regime nazista che lo costrinse ad abbandonare Vienna da bambino in seguito alle leggi razziali.

Emigrato negli USA, si laurea in discipline storico-letterarie, approda poi alla chimica ed infine alla medicina. Le esperienze traumatiche vissute nell'infanzia ed  il tormento di quella domanda lo condurranno infine ad occuparsi di psichiatria.

Ebbene - si parva licet componere magnis - anch'io sono tormentato negli ultimi tempi dalla stessa domanda a proposito dell'Italia.

Come è possibile che un popolo dalla letteratura quasi millenaria, un popolo che ha prodotto il Rinascimento e l'Umanesimo e che nel secolo scorso ha visto fiorire venti premi nobel (letteratura, chimica, fisica, economia e persino nella pace), grandi artisti, musicisti e politici sia ridotto in questo stato di degrado?

Non so rispondere a questa domanda né so se ha un senso porsela.

Posso solo dire che lo squallore che emerge dalle cronache quotidiane, squallore che coinvolge le nostre istituzioni ma anche tutti gli italiani, rende sempre più amara questa incomprensibile realtà.
L'assuefazione di buona parte dei cittadini allo scandalo, quotidianamente rappresentato dai media come un'orribile, scadente film, è essa stessa uno scandalo.

Come si può vivere senza che tutti si indignino in un paese in cui ogni giorno si parla - apertis verbis - di escort, di sesso mercenario, di lenoni, di ricatti, di raccomandazioni, di corruzione, di estorsione - e limito l'elenco per decenza - con riferimento per di più a rappresentanti delle istituzioni?

Qualche esempio dai quotidiani di oggi.


Si potrebbe dire col grande Eduardo De Filippo "ha da passà 'a nuttata", ma la battuta nella commedia Napoli milionaria! viene detta dal medico dopo aver somministrato alla bambina malata la medicina che poteva salvarle la vita.

Auguriamoci allora che presto si trovi la medicina adatta e si possa esclamare tutti insieme:
"Ha da passà 'a nuttata".


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