Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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lunedì 12 settembre 2011

L'equilibrista.


"Verrà il giorno della vergogna. Siccome nessuno ha il coraggio civile di vergognarsi adesso, sarà la comunità nazionale, per bocca dei suoi storici e interpreti più autorevoli, a sancire in futuro che questa fu l’epoca del guardonismo e dell’origliamento..."
Così inizia l'editoriale di Giuliano Ferrara apparso oggi sul Foglio.

Ci risiamo, insomma.

Dopo aver chiamato a testimoniare, in difesa di Silvio Berlusconi, nientepopodimeno che Kant e Shakespeare - per poi smutandare i fedelissimi del Premier nel farsesco raduno al Teatro Dal Verme di Milano - Giulianone insiste.

Tutto proteso al futuro, l'elefantino dà mostra di non sapere un'ovvia verità: che il giorno della vergogna è già arrivato da un pezzo.

Se non avesse la gravosa incombenza di giocare al gioco delle tre scimmiette - non parlo, non vedo, non sento - forse chissà: magari  converrebbe sornione che già da tempo non solo la comunità nazionale ma pure quella internazionale, "per bocca dei suoi storici e interpreti più autorevoli", grida "vergogna, vergogna e vergogna!", in riferimento alle inaccettabili vicende che hanno riguardato il nostro Premier e tutta la sua corte.

Quegli storici e interpreti autorevoli, oggi, lo smaliziato spin-doctor mostra di non stimarli un soldo e spesso anzi li irride, riponendo la sua fiducia nella generazione di osservatori di domani, forse sperando che la memoria storica del nostro paese - sempre piuttosto labile - riesca a dissolvere nelle polveri del tempo le gesta ero(t)iche del Sire di Arcore.

Il pezzo di oggi è tutto un funambolismo circense sulle corde dell'immane pericolo rappresentato dal voyeurismo mediatico-giudiziario, che attenterebbe alla libertà personale di ogni cittadino italiano.

Non una parola sul vero oggetto al centro delle varie inquadrature: i reati ipotizzati di un Presidente del Consiglio.

Buco della serratura sulla vita privata di un uomo? Più che altro giro di prostituzione organizzata - di cui il soggetto avrebbe beneficiato anche in residenze istituzionali - più presunte prestazioni con minorenni.

Badate che il gioco è sempre lo stesso: gira una foto del premier con il coltello in mano e un cadavere accanto? Dagli al fotografo e al giornale che le ha pubblicate!
Là dove naturalmente il ragionamento è ben altro: è lecito che sorga il dubbio inquietante che chi è raffigurato col coltello in mano possa avere qualcosa a che fare col cadavere, o l'unico discorso sensato è quello di focalizzarsi sui pericolosissimi paparazzi eversivi che girano nel nostro paese?!

L'elefantino in bretelle, invece, continua a correre a perdifiato su uno sgargiante monociclo, con tanto di asta da equilibrista tra le zampe, cappellino arcobaleno sul capo e fischietto in bocca.

Il peso è notevole - quello dei misfatti in questione più di quello del pachidermico giocoliere - e non vorremmo che la musica festosa della corte in declino coprisse i pericolosi e funesti cigolii che pure riecheggiano nell'aria ogni giorno più forte, tanto da arrivare sempre più nitidamente alle orecchie del pubblico pagante.

Occhio, caro Giuliano: puntando lo sguardo proprio sotto il filo di quel rasoio sul quale ami correre dando spettacolo, si intravede il vuoto più totale.

All'orizzonte, neppure una piccola, salvifica rete di protezione.


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