Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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sabato 10 settembre 2011

Anche l'ignavia può essere un reato.


[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]

Può sembrare incredibile eppure di tanto in tanto i "sudditi" si risvegliano dal lungo sonno e si ricordano d'essere loro i veri detentori del potere: le due vuote ed abusate parolette "sovranità popolare" qualche volta riacquistano significato, si rianimano, si alzano in piedi e puntano l'indice.

È accaduto in Islanda.

L'ex Premier Geir Hilmar Haarde è stato perseguito  penalmente per "violazioni commesse di proposito o per omissione o per banale disinteresse, contro le leggi della responsabilità ministeriale, di gravi mancanze nei suoi doveri di primo ministro di fronte ad un pericolo enorme che incombeva sulle istituzioni finanziarie islandesi e sulle casse dello stato". 
Il suo grande peccato afferma Atli Gíslason,  leader della commissione che persegue penalmente Haarde, è essenzialmente l'omissione: "Il suo errore è stato non fare niente".

Secondo l'accusa dunque scongiurare la catastrofe economica era preciso dovere del Premier.

Al momento, in Islanda, le maggior perplessità sulla vicenda riguardano il fatto che sia stato accusato solo il Premier, quando invece ci sarebbero anche altri responsabili primo tra tutti Davíð Oddoson, vecchio amico e mentore di Haarde.

Che dire?

Di solito l'anticiclone delle Azzorre protegge il Belpaese dalle correnti che provengono dal Nord.

 Tuttavia, se fossi nei panni di Berlusconi, qualche spiffero forse comincerei ad avvertirlo.


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