Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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mercoledì 21 settembre 2011

Il crollo delle borse? Colpa dei PM. E non solo.



L'inchiesta Berlusconi-Tarantini-Lavitola passa da Napoli a Roma?

Per Alessandro Sallusti, questi sono i danni provocati dalle indagini della Procura di Napoli:
Sul campo restano le devastazioni all’uomo Berlusconi, violentato nel suo privato, e qualche milione di euro bruciato per via del trambusto pro­­vocato sui mercati dall’ipotesi di un premier in manette, sacri­ficato sull’altare dell’arroganza di magistrati arrivisti, e di com­mentatori faziosi e in malafede.
Magistrati e commentatori.

Ora finalmente sappiamo di chi è la colpa del crollo di Piazza Affari (o di tutte le borse?!).

A questo punto mi aspetto che in quanto blogger - pur sempre un "commentatore", in fin dei conti - un giorno o l'altro bussino anche alla mia porta, per chiedere conto di qualche spicciolo andato in fumo!

E dal momento che prevenire è meglio che curare, nel caso vi chiedano qualcosa, mi raccomando, acqua in bocca: voi non mi avete visto.

Nel frattempo io faccio le valigie e raggiungo il povero Lavitola, che tra l'altro - ne converrete - sarà certamente piuttosto giù di morale.

Quando tutto sarà finito, fra un venti-trent'anni, diciamo, fatemi pure uno squillo, se vi va.

Parola d'ordine: default.

Io capirò.

Anche se sul mio ritorno, badate: non vi assicuro niente...


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