Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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venerdì 15 luglio 2011

Siamo solo all'inizio...



Due fatti accaduti negli ultimi giorni meritano più di una riflessione.

Il primo:
"Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato all'unanimità una risoluzione che mette al bando l'uso dei bambini-soldato".

Il secondo:
"Bambino disabile picchiato. Arrestate quattro maestre inchiodate grazie alle videoriprese delle violenze subite dal piccolo".
Il fatto che ci sia bisogno di una risoluzione ONU per appellarsi a diritti che dovrebbero essere scolpiti a caratteri cubitali nella coscienza degli appartenenti ad una qualsiasi delle "civiltà" del nostro pianeta e il fatto che si sia arrivati solo oggi a colmare l'incredibile vuoto normativo riguardo all'uso bellico dei bambini nei conflitti armati tracciandone finalmente i confini giuridici, tutto questo mi pare già di per sé un segnale inequivocabile di quanto la ragione dei popoli sia per molti versi ancora molto debole.

Che poi quattro maestre (pensateci: non una, quattro...), preposte all'educazione e alla salvaguardia dell'anima sociale dei cuccioli di uomo, prendano l'abitudine di malmenare quotidianamente un bimbo disabile a loro affidato è l'ennesima conferma che l'abisso dell'animo umano è qualcosa di molto più vicino a noi di quanto siamo soliti pensare.

Abbiamo ancora parecchia strada da fare, se vogliamo raddrizzare questa nostra società...

Freud disse: "Die Stimme des Intellekts is leise"; ovvero "la voce dell'intelletto è lieve".

Non smettiamo mai di prestare ascolto a quella voce.


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