Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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mercoledì 13 luglio 2011

Impara l'arte...



Ha ragione l'avvocato difensore di Nicole Minetti, Piermaria Corso.

La sua linea difensiva è chiarissima e si basa su due punti incontrovertibili:
  1. Nicole era una della tante;
  2. Nicole non ha fatto niente di censurabile.
Sul primo punto, non ci sogniamo neppure di contraddire l'avvocato...

Sul secondo, la prova addotta dalla difesa è a dir poco stringente.

Ai giornalisti che lo hanno intervistato fuori dal Tribunale, l'avvocato Corso ha infatti mostrato un confronto ineccepibile:

L'Avv. Corso mostra la foto della Minetti e il dipinto di S.J.Solomon.

Le due situazioni, il bacio tra la Minetti e l'altra ragazza e il quadro del preraffaellita Solomon - ha detto l'avvocato - sono del tutto identiche

Quale sarebbe dunque lo scandalo?!

Non fa una grinza...

Ed anzi: siamo così convinti della bontà di questa ricostruzione che ci prestiamo volentieri a collaborare come possiamo nel sostenere questa solida tesi difensiva.

Non solo per Nicole Minetti, si badi bene.

Nel caso di Ruby Rubacuori, ad esempio, suggeriamo alla difesa - per riabilitare l'immagine della giovane - di giustapporre due immagini praticamente identiche:

Il bacio pudico di Ruby.

Bacio lesbico (Di Maio).

Se poi invece, nell'iter processuale, dovessero essere usate dall'accusa foto di gruppo che potrebbero apparire - ai malpensanti, si intende - ben più compromettenti, consigliamo alle varie difese di sfoderare il seguente, innocentissimo (e decisivo) dipinto:

Bacchanalia (Leveque).
Aldilà delle ineccepibili prove appena esaminate - che dimostrano inequivocabilmente l'infondatezza dell'intero castello accusatorio nel cosiddetto processo Ruby - un'altra cosa ci rende più che sereni sul buon esito del dibattimento giudiziario.

Sappiamo infatti che c'è un blasonato suggeritore occulto (e nemmeno tanto) che sta cooperando febbrilmente con le difese dei vari imputati e conosce a menadito tutti i segreti del mestiere per districarsi egregiamente tra le innumerevoli testimonianze indirette offerte dal mondo dell'arte a discolpa dei presunti colpevoli.

Il suggeritore è un critico d'arte.

E il 2 luglio scorso, sul Giornale, aveva scritto questo articolo:

[Cliccare per ingrandire]

Visto?

Con Vittorio Sgarbi come ghost writer, la difesa può dormire sonni tranquilli.

Sono tutti quanti in una botte di ferro...


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