Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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sabato 30 luglio 2011

L'Ocse: "bocciare è dannoso". Una scuola senza selezione?




[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]

L'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ha parlato chiaro: "tutti promossi!".

Le ragioni  di questo invito categorico rivolto agli insegnanti le troviamo nel suo ultimo rapporto sull'organizzazione dei principali  sistemi educativi del modo.

In breve possono essere così riassunte:

1. Ripetere un anno scolastico non serve a recuperare ritardi e lacune.
2. Là dove cresce il numero dei ripetenti peggiorano i risultati globali di tutte le classi.
3. Le bocciature rafforzano le diseguaglianze: nei paesi in cui maggiore è il numero dei ripetenti, il background                                                      sociale  influisce di più sui risultati dell'apprendimento.
4. I ragazzi bocciati abbandonano più frequentemente gli studi.
5. Ogni bocciatura costa allo stato 10- 15 mila dollari all'anno.
6. Le bocciature ritardano l'ingresso degli studenti nel mondo del lavoro.

Le argomentazioni dell'Ocse (risultato di un serio studio) sono certamente di peso.
Ragioni socio-economiche decretano, dunque, la fine della scuola come l'abbiamo sempre considerata.
D'ora in poi nessuna selezione, nessun filtro, nessun vero obiettivo culturale: la società ha altri fini, altre strategie.
Sarebbe interessante sapere le vostre opinioni sull'argomento.

Per il momento io mi limito ad una osservazione.

In questi giorni sto leggendo il libro di Paola Mastrocola Togliamo il disturbo (Guanda editore, 2011).
La brava Professoressa lamenta il fatto che non sia più possibile svolgere un programma di italiano decente a causa dell'infimo livello degli alunni. Lamenta inoltre che gli alunni non siano in grado di esprimersi in modo corretto e di fare un breve, chiaro riassunto.

Cara Professoressa anche a voler ignorare i consigli dell'Ocse, in un paese il cui destino è in gran parte nelle mani di un signore che abitualmente comunica - in barba a inventio, dispositio, elocutio, memoria, actio - col dito medio, il gesto dell'ombrello e le pernacchie, quale importanza vuole che abbiano la lingua e la  letteratura italiana?


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