Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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lunedì 25 luglio 2011

Senza parole.



Credevamo, speravamo anzi, che il fondo fosse già stato toccato.

Le reazioni scomposte alla tragedia di Oslo di certi "cattivi maestri" della carta stampata ci erano parse il manifesto più eclatante di quanti, per motivi diversi, indulgono nell'impersonare il ruolo infame di piazzista dell'intolleranza.

Il Prof. Woland, a dire il vero, si era spinto giusto ieri ad ipotizzare che l'Italia potesse non essere del tutto immune dai germi di quei comportamenti improntati al più bieco disprezzo non solo dell'altro - che sarebbe riduttivo - quanto della vita stessa, come quello messo in atto dall'attentatore norvegese Anders Behring Breivik, che ha volontariamente provocato la morte di 93 persone in nome del fondamentalismo cristiano anti-islamico.

Ebbene il fondo non era stato ancora toccato e quei germi dell'intolleranza nostrana si sono manifestati in tutta la loro drammaticità.

Bruno Berardi, presidente dell'Associazione Domus Civitas, vittime della mafia e del terrorismo ed esponente di Fiamma Tricolore, ha reso ieri la seguente dichiarazione:
«Finalmente si sta risvegliando una coscienza comune per difendersi dalle forti invasioni che i cercatori di profitti a ogni costo di tutto il mondo ci hanno costretto a subire tenendoci in ostaggio con mille bugie senza poter reagire. Questa gente distrugge il nostro benessere, la nostra religione cristiana e la nostra cultura. Pertanto viva Breivik».
Lascio ai giuristi l'analisi tecnica di una simile affermazione.

Martin Luther King ha detto:
Con la violenza puoi uccidere colui che odi, ma non uccidi l'odio. La violenza aumenta l'odio e nient'altro.
Sia ben chiaro: vale anche per le parole.


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