Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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lunedì 18 luglio 2011

Bufala di una notte di mezza estate (primo tempo).


Ora, intendiamoci.

Non so se la escort barese Patrizia D'Addario sia stata effettivamente "usata per colpire Berlusconi", come lei stessa afferma oggi con gran clamore (naturalmente a Libero).

Che la questione appaia piuttosto inverosimile, al vaglio dei fatti, appare un eufemismo.

Il bello (si fa per dire) di tutta questa vicenda, tuttavia, è un altro: la disinvoltura con cui la stampa filo-Caimano cavalchi una notizia traballante per tentare di sviare l'attenzione dallo psicodramma berlusconiano in atto (con l'Italia economicamente alle corde e una manovra finanziaria appena approvata che ha scontentato tutti) e di riabilitare al contempo l'immagine e la reputazione - sempre più logore - del Sire di Arcore.

Dico questo perché una cosa deve essere ben chiara: il fatto più eclatante della storia accaduta due anni fa - cioè il ricevimento di escort da parte del Presidente del Consiglio a Palazzo Grazioli, sede istituzionale - la D'Addario non lo smentisce, né potrebbe d'altronde, date le prove da lei stessa prodotte in tal senso.

Ora: possiamo stare fino a domani a chiederci se la D'Addario ha prodotto quelle foto e quegli audio perché le hanno consigliato di farlo - più o meno insistentemente - o per sua stessa scelta.

Il motivo dello scandalo rimane intatto: il Premier - quello che per sua stessa ammissione "non ha mai pagato per andare con una donna" - riceveva escort in una sede istituzionale.

Tutto il resto sono chiacchiere da bar.

O notizie da "Libero", se preferite.

Che poi, in fin dei conti, è la stessa cosa. No?


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