Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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martedì 19 luglio 2011

Bufala di una notte di mezza estate (secondo tempo).



Si diceva ieri dell'intervista a Libero di Patrizia D'Addario, venduta come rivoluzionaria, là dove non ridimensiona neppure di un millimetro i censurabili fatti imputati al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, cioè di organizzare festini con escort in una sede istituzionale quale Palazzo Grazioli.

Ebbene, l'ennesima violenza perpetrata ai danni della logica e del senso del pudore ha toccato il suo apice nell'editoriale di domenica sera - fantascientifico, surreale e involontariamente (tragi)comico - di quel baluardo dell'informazione imparziale - un eroe, come si è da poco autoproclamato - che è Augusto Minzolini.

Nell'era post-atomica del Bunga-Bunga di arcoriana memoria e del processo Ruby, è bastato il venticello di qualche affermazione complottistica nei confronti del Premier - da parte della stessa donna cui all'epoca è stato  fatto pelo e contropelo da chi oggi la pone sul piedistallo - che il teorema della santità di Silvio e del complotto ai suoi danni è dato praticamente per già dimostrato.

Il buon Menzognini difattil'Attila della notizia col suo TgUnno - il Tg che dopo il suo passaggio non cresce più un filo d'erba sul prato dell'informazione - ha inanellato ragionamenti degni della migliore logica aristotelica.


Ha detto ad esempio: "se la D'Addario era attendibile ieri, lo è anche oggi; se non lo era ieri non lo è neppure oggi".


Peccato che un testimone può invece essere attendibile ieri e non oggi; oggi e non ieri; né oggi né ieri; sia ieri che oggi!


Solo una cosa invece è certa: se oggi la D'Addario non smentisce la sostanza dei fatti che ieri ha rivelato, l'unica cosa che non si può fare è proprio usare la notizia di oggi come se avesse smentito quanto dichiarato ieri.


L'Augusto dell'informazione va invece ben oltre, naturalmente: non solo crede di poter calare l'asso nascosto nella manica della (inesistente) smentita, ma addirittura rivendica la censura operata dal suo telegiornale due anni fa sulle rivelazioni della D'Addario (dal 17 al 25 giugno 2009 il silenzio regnò sovrano, come potete verificare nel Libro bianco del Tg1 curato da alcuni esponenti del comitato di redazione di allora).


Per concludere - udite udite - affermando serenamente: 
"tutti possono sbagliare, com'è successo due anni fa a buona parte della stampa italiana".
L'ardito sproloquio merita di essere ascoltato (1 minuto e 53 secondi):




Giusto una settimana fa, il Direttore Generale della Rai, Lorenza Lei, chiedeva spiegazioni sul tracollo del Tg della rete ammiraglia della Rai.

Direttore, faccia una cosa: dia un'occhiata all'editoriale di domenica sera del TgUnno.

Come d'incanto, le sarà subito tutto molto chiaro.


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