Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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giovedì 21 luglio 2011

Libero: da che pulpito viene la predica!


[Dal Prof. Woland per la Città Invisibile]


Maurizio Belpietro, direttore del quotidiano Libero è indagato per il reato di “offesa all’onore e al prestigio del Capo dello Stato” in seguito allla pubblicazione, sul suo giornale,  della vignetta dal titolo “Assedio ai papponi di Stato” dove è raffigurato, tra gli altri, il volto del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Ora alcune osservazioni sorgono spontanee.

1. È mai possibile che dovendo riportare l'immagine di quattro qualsiasi "papponi di Stato" la scelta sia casualmente caduta su: un leghista, il Presidente della camera ora avversario del Premier, il Capo dell'Opposizione, il Presidente della Repubblica?
Davvero non si poteva fare scelta più faziosa e partigiana!

2. Il quotidiano Libero venne fondato da Vittorio Feltri nel 2001.
Ma cediamo la parola allo stesso Maurizio Belpietro (direttore del quotidiano):
"Siccome nessun editore era disposto a metterci troppi soldi e Feltri non intendeva rischiare i suoi, qualcuno si ricordò che esisteva un bollettino mensile del Movimento monarchico italiano, Opinioni nuove, registrato fin dal 1964 presso il tribunale di Bolzano. Il periodico era l’organo di un gruppo di amici, quattro gatti, che usciva quando e come poteva, ma riceveva un contributo di 20 milioni di lire l’anno dallo Stato. L’editore di Libero chiese ai monarchici di prendere in affitto la testata in cambio di 100 milioni di lire: un affare per i nostalgici del re, ma soprattutto per Feltri e i suoi, i quali s’inventarono una specie di supplemento quotidiano di Opinioni nuove. In grande si leggeva Libero, in piccolo, ma con la lente d’ingrandimento, la testata del Mmi, quella che aveva diritto ai contributi di Stato. L’Espresso se ne accorse e chiese lumi a Feltri, il quale giurò che avrebbe rinunciato ai finanziamenti. Una promessa dimenticata in fretta, perché appena un anno dopo, compreso che la testata Opinioni nuove era una gallina dalle uova d’oro, Libero chiese ai monarchici di comprarla per 500 milioni di lire. Agli orfani di Casa Savoia parve di sognare: il loro giornalino si rivelava il miglior investimento mai fatto. Perciò si affrettarono a vendere e a investire il ricavato in alcuni negozi a Bolzano. In realtà, il miglior investimento lo ha fatto Libero: chi di voi non pagherebbe 500 milioni di lire una tantum per poi incassare in 7 anni quasi 40 milioni di euro e chissà quanti altri nel futuro?"

Avete capito bene il "furbo espediente" - come lo chiama Belpietro nel medesimo articolo - aveva fruttato in 7 anni quasi 40 milioni di euro pagati da Pantalone.

Dopo aver rammentato che Feltri e Belpietro posseggono il dieci per cento ciascuno della società editrice di Libero chiediamo: con quale faccia tosta danno del pappone al Presidente della Repubblica?

3. Come può Maurizio Belpietro difendersi senza arrossire dicendo: "credevo comunque che in questo Paese ci fosse il diritto di satira"?

4. Poiché l'ineffabile direttore vuole scrivere una lettera al Capo dello Stato per dare spiegazioni gli consigliamo di scrivere anche a tutti quei milioni di cittadini italiani che si sentono degnamente rappresentati da un galantuomo come Giorgio Napolitano.

In tutta questa vicenda, ci consola la notizia che, in seguito alla delibera del 9 febbraio 2011 dell'AGCOM, il Dipartimento dell’editoria della Presidenza del Consiglio abbia appena decretato che Libero (insieme ad altri giornali) debba restituire un bel po' del maltolto. 

Viene da chiedersi: che il 2011 sia l'anno dei risarcimenti?

 Almeno per chi vive di "furbi espedienti", si intende.


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