Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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venerdì 11 marzo 2011

La riforma della giustizia e il gioco della torre.



Oggi, per una volta, voglio tentare una sorta di 'approccio rovesciato'.

Voglio provare cioè a non addentrarmi nei singoli dettagli dell'epocale riforma della giustizia appena varata e a rispondere, appunto, con un'ἐποχή (epoché), cioè una sospensione del giudizio: niente contenuti e, pertanto, niente pregiudizi.

E voglio farlo provando a riferirmi solo ed esclusivamente alle dichiarazioni di Berlusconi.

Che ieri, durante la conferenza stampa, ad un giornalista del Corriere che gli chiedeva cosa sarebbe accaduto se questa riforma fosse entrata in vigore 20 anni fa, ha risposto testualmente:
probabilmente non ci sarebbe stata l'esondazione della giustizia; non ci sarebbe stata l'invasione nel campo della politica da parte della magistratura, e non ci sarebbero state quelle situazioni che hanno portato al cambiamento di governi, all'annullamento di un'intera classe dirigente nel '92-'93...
Che tradotto significa:

1. il più importante tentativo di scardinare il colossale sistema di corruzione italiano, Mani Pulite, non vi sarebbe mai stato;

2. il pool di Milano non avrebbe avuto armi adeguate per spazzare via i Corrotti (di prosito con la c maiuscola) di Tangentopoli;

3. la politica avrebbe avuto i poteri necessari per impedire che la magistratura scoperchiasse il vaso di Pandora di tutte le nefandezze commesse per anni nella cosiddetta Prima Repubblica.

Ok. Prendiamo per buone le parole del Presidente del Consiglio.

E senza sapere di legge, senza addentrarsi nei cavilli, senza ricorrere alla consulenza di qualche Azzeccagarbugli, facciamo il gioco della torre.

La salvate o la buttate giù, questa riforma?

La mia risposta, sono certo, la immaginate.


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1 commenti:

Anonimo ha detto...

http://2010fugadapolis.wordpress.com/2011/03/11/scazzandosi-confesso/

La sintesiiiiiiiiiiiiii

Haahhahhhaahhahahahahahahah

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