Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

La Città Invisibile si è trasferita su l'Espresso. Clicca sull'immagine per raggiungere il blog.

La Città Invisibile si è trasferita su l'Espresso. Clicca sull'immagine per raggiungere il blog.
Link per iscriversi ai feed: http://feeds.feedburner.com/repubblica/KUea

martedì 12 aprile 2011

Castelli: gli immigrati come le Br. Da non escludere l'uso delle armi.



Nel giro di poche battute, da ieri ad oggi, prima a Porta a Porta poi a Un giorno da Pecora, Roberto Castelli ha sfoggiato (qui il video):

1. Anticostituzionalismo e spregio della diplomazia;
2. razzismo allo stato puro.

Anticostituzionalismo e spregio della diplomazia.

L'affermazione "è del tutto ovvio che se noi ragioniamo in termini storici sui prossimi decenni c’è il pericolo che questa invasione possa diventare di milioni di persone; e a quel punto cosa facciamo? Le controversie internazionali si risolvono con le armi" fa subito venire alla mente l'art. 11 della Costituzione:
L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
Cosa c'entrino i migranti politici con le controversie internazionali, lo sa solo Castelli. 
Quel che è certo è le controversie internazionali NON si risolvono certo con le armi.
Ma in che mondo vive l'ex Ministro della Giustizia?
O ha in mente magari di abolire il Ministero degli Esteri e la diplomazia internazionale, visto che c'è?

Razzismo.

Castelli ha paragonato i migranti prima ai barbari responsabili della caduta dell'Impero Romano, poi alle Br, contro le quali, ha ricordato, ad un certo punto si è dovuto agire con le cattive.

Gli arditi paragoni dimostrano inequivocabilmente la squisita sensibilità umanitaria dell'uomo, dimentico completamente del contesto socio-economico del quale parla e assolutamente privo del benché minimo senso della misura nelle dichiarazioni, cosa che oramai, nei momenti di crisi, distingue sempre più i politicanti in cerca di facili voti dai Politici con la p maiuscola (specie sempre più rara, purtroppo).

Di fronte ad un simile squallore ideologico, lo confesso, la desolazione che mi assale è tale che alle volte mi viene da sperare che da un momento all'altro compaia qualcuno col il cartello "siete su scherzi a parte".

E invece c'è poco da scherzare, temo.

Perché caro Castelli, se lo lasci dire: i veri barbari siete voi.

E tuttavia, mi creda: noi non abbiamo alcuna intenzione di spararvi.

Anche se state minando, da anni e con sfrontatezza sempre maggiore, le fondamenta stesse della nostra nazione.

Noi amiamo coltivare l'arte della tolleranza.

Perché siamo profondamente convinti che chi è meno fortunato, economicamente o intellettualmente non importa, abbia il diritto di essere tutelato.

Anche se è diverso da noi.

Come lei e chi la pensa come lei.

Che ciancia di armi per difendere la totalità di un territorio che sente come suo solo per una piccola parte, che si ostina a chiamare Padania.

Aggiornamento del 13 aprile:


Speroni ha lievemente rincarato la dose: "spariamo come loro fanno a noi", ha detto riferendosi ai nostri pescherecci. E ha aggiunto: "Noi in Libano, in Afghanistan stiamo usando le armi, perché non dobbiamo usarle per difendere i nostri confini? Si parla tanto dei 150 dell’Unità, qui si tratta di difendere i sacri confini della Patria". 
Che detto da chi ha affermato "Nulla da festeggiare: senza Unità d'Italia, Padania più ricca", aggiungendo "L'inno? Mi provoca fastidio: mi sento un pò oppresso da chi mi ha conquistato", credo renda perfettamente l'idea di chi siano i parlamentari in verde con cui abbiamo a che fare quotidianamente.



Condividi


Share/Bookmark

Se ti è piaciuto l'articolo, puoi iscriverti ai post per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del blog!

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...