Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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domenica 3 aprile 2011

Lampedusa, Napoli e la polvere sotto il tappeto.


Il tempo è scaduto.

Silvio Berlusconi aveva promesso 48-60 ore per risolvere la questione Lampedusa. 

E' vero, stavolta ci si è messo di mezzo il vento e il mare grosso, forse in una delle poche occasioni un cui, tutto sommato, la stima ci poteva più o meno stare.

Ci sarebbe invece da riflettere su altri tempi, su altre circostanze.

Sul fatto, ad esempio, che già il 15 febbraio scorso il sindaco di Lampedusa parlava di "collasso" ed invocava l'intervento del Ministro Maroni. 
Oppure che il 17 febbraio nell'isola erano giunti in pochi giorni oltre 5000 tunisini, 1500 dei quali venivano alloggiati nel centro di accoglienza costruito per ospitarne la metà.

Berlusconi sbarca a Lampedusa il 30 marzo, con un ritardo talmente singolare, da aver fatto nascere in molti il sospetto più atroce: che il Governo abbia tirato in lungo la situazione perché l'intervento risolutivo sapesse ancor più di miracolo divino...

Non ci voglio credere. Tra questa ipotesi e l'incompetenza di aver atteso quasi due mesi prima di intervenire, scelgo la seconda. Sperando di non sbagliarmi.

E tuttavia, in questi giorni di proclami, non potevano non tornare alla mente le reiterate promesse sulla situazione dei rifiuti a Napoli e in Campania... Le ultime: il 28 ottobre "fra  tre giorni non ci saranno più rifiuti per la strada"; e poi il 30 dicembre: "Napoli pulita per Capodanno".

Ebbene, che si sappia, la situazione rifiuti è tutt'ora drammatica.

A Fuorigrotta si parla di barricate.
Scampia quella appena trascorsa è stata definita "notte dei roghi". 
Gli operatori turistici sono in rivolta per le condizioni di degrado di Napoli e hanno in mente "plateali manifestazioni" per la prossima settimana per denunciare l'impatto del problema rifiuti sul turismo.

Questo nonostante qualche tonnellata di rifiuti abbia comunque lasciato Napoli e dintorni.

Sapete alla volta di dove?

Provate a dire una regione a caso...
Una regione, che so, per la quale il 9 luglio scorso è stato dichiarato dal Consiglio dei Ministri lo stato di emergenza nazionale proprio per la situazione rifiuti.

Esatto: la Sicilia.

25 mila tonnellate di rifiuti in viaggio da Napoli alla Sicilia, provincia di Messina.

A seguito di un rigorosissimo piano di smaltimento congegnato in ogni sua parte?

Non proprio, dato che la Regione, incredibilmente, non ne sa nulla, così come all'oscuro di tutto è il commissario delegato, cioè il governatore Lombardo.

Chissà cosa ne pensano, i siciliani, dell'ennesima soluzione provvidenziale, nella regione in cui Berlusconi, da anni, raccoglie più consenso che nel resto d'Italia.
Mi piacerebbe davvero saperlo.

Sempre che qualcuno glielo dica...


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