Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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lunedì 11 aprile 2011

De Mattei e il paradiso terrestre: di chi è il peccato originale.

Adamo ed Eva secondo Botero.

Ancora Roberto De Mattei, sempre lui.

Oramai funziona così: ti distrai un momento e lui ne ha sparata un'altra.

Il mondo cattolico? Sottomesso al clima intellettuale dominante.

Il Paradiso terrestre? Una realtà storica.

E via di questo passo.

Nell'intervista rilasciata a Repubblica, in ogni caso, lo scoop è un altro.

Alla domanda su come fosse avvenuta la sua nomina a vicepresidente del CNR, De Mattei ha risposto candidamente: "Fu la Moratti, nel 2004 Ministro dell'Istruzione, a nominarmi".

Ora è tutto chiaro.

Le tre 'i' sbandierate ai quattro venti da Berlusconi e dalla Moratti per la scuola - ricordate? Internet, inglese, impresa... - sono miseramente naufragate.

La quarta 'i', invece, è andata alla grande.

Quella di integralismo, intendo.

Almeno adesso sappiamo chi ringraziare.

Sappiamo, come dire, di chi è stato il peccato originale.


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