Benvenuti nella città invisibile, ma non silente!

La città invisibile è una contraddizione in termini. Se una città esiste, con le sue case, le strade, i lampioni, gli abitanti, come può essere invisibile?! La città invisibile però c’è: è dentro ognuno di noi. Le fondamenta delle sue case sono quello che abbiamo costruito fino ad oggi, le nostre esperienze passate, gli avvenimenti della nostra vita. I mattoni delle case sono i nostri sogni, le aspettative, le speranze, tutto ciò che vorremmo fosse, domani, presto o tardi che sia. Le vie della città invisibile sono i nostri pensieri, che si ramificano innervandosi e collegano case, ponti, quartieri, costituendo una fitta rete di scambi e connessioni. La città invisibile è lo spazio vivo in cui ognuno si sente quello che è, ed è libero di esprimersi, di sognare, di dire “no”, persino di creare mondi diversi, realtà parallele: con la speranza che quel tesoro invisibile custodito dentro ognuno di noi possa rappresentare la fiaccola del cambiamento e si riesca a passarne, tutti insieme, il testimone. La via per riuscirci, a mio parere, è quella indicata da Italo Calvino: “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio".

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lunedì 18 aprile 2011

Napolitano scrive a Vietti: "i manifesti intollerabile offesa alle vittime delle Br".


Quelli del Giornale, un giorno o l'altro, mi faranno morire. 
Dalle risate, intendo.
Leggete qua:


Il Capo dello Stato ha scritto al Vice Presidente del Csm, Vietti, dicendosi preoccupato: "Nelle contrapposizioni politiche ed elettorali, e in particolare nelle polemiche sull’amministrazione della giustizia, si sta toccando il limite oltre il quale possono insorgere le più pericolose esasperazioni e degenerazioni. Di qui il mio costante richiamo al senso della misura e della responsabilità da parte di tutti".

Non si sa se per un sussulto di buon senso o per un'immensa coda di paglia, il Giornale si chiede dunque: "è un attacco a Berlusconi?".

In primis, fateci caso, bisogna notare come sia diventato oramai consuetudine definire "un attacco" qualsiasi minima osservazione critica nei confronti del Premier, delle sue parole o delle sue azioni.
A qualsiasi livello si pongano quesiti sulla liceità di certe dichiarazioni o sull'opportunità di alcune scelte comunicative e/o politiche, le parole d'ordine sono sempre le stesse: "golpe", "sacrilegio", "attacco", "attentato", "eversivi", detto di chiunque osi anche soltanto istillare il dubbio.

E' giusto il caso di ribadire come questa totale mancanza di accettazione dell'altrui valutazione, oltre che essere da sempre una caratteristica fra le più odiose del berlusconismo, assume ogni giorno di più i tratti di una pericolosa abulia critica, che finisce col portare ad un solo, incrollabile dogma, bene o male del tutto assimilabile a quello riassunto in una scritta a sfondo calcistico che vidi su un muro della capitale anni fa, che diceva: "la Roma non si discute: si ama".
Lo stesso dicasi per la corte e i vari accoliti berlusconiani, che ad ogni piè sospinto non perdono l'occasione  di alludere allo stesso concetto, rifacendosi al motto: "chi non è con Lui, è contro di Lui".
Per inciso, sia ben chiaro: si comincia così e si finisce con la censura e l'olio di ricino. Per non parlare d'altro.

Vittima illustre di questo tritacarne politico-mediatico è stato oggi, tanto per fare un esempio, l'Arcivescovo di Milano Tettamanzi, reo di aver domandato ieri nell'omelia della domenica delle palme: "Perché molti agiscono con ingiustizia, ma non vogliono che la giustizia giudichi le loro azioni?". 
Apriti cielo! Il Giornale ha parlato di "omelia ad personam" aggiungendo "a volte l’arcivescovo sembra perdere la sintonia con gli umori profondi dei cattolici che si riconoscono nei colori del centrodestra".

La scorgete, tra le righe, l'abulia critica? Interrogarsi sull'operato di Berlusconi dal punto di vista etico, significa perdere la sintonia con chi è di centrodestra! Lascio ad ognuno il giudizio sulla pericolosità di un simile atteggiamento.

Tornando al Presidente Napolitano e al presunto "attacco" a Berlusconi, il quesito che si pone il Giornale assume toni a dir poco grotteschi.

Nel giro di una decina di giorni abbiamo assistito:
1. all'approvazione alla Camera della legge truffa della "prescrizione anticipata" fatta ad hoc per prescrivere anzitempo il processo Mills che vede coinvolto il Premier;
2. alle manifestazioni pro Silvio pilotate (e retribuite) davanti al tribunale di Milano durante il processo Mediatrade;
3. alle dichiarazioni di Berlusconi per la serie: "contro di me è in atto un vero e proprio brigatismo giudiziario";
4. ai manifesti di Milano con su scritto "Via le Br dalle procure", 'rivendicati' - è il caso di dire - dal candidato del Pdl al consiglio comunale di Milano Roberto Lassini;
5. alle dichiarazioni di Berlusconi (ieri) sui "Pm eversivi" - concetto non nuovo, in verità - cui si è aggiunta l'interessante interpretazione secondo cui "La Corte costituzionale da organo istituzionale è diventato un organo politico sottoposto ai pm di sinistra" e poi, dulcis in fundo, la definizione dei Pm di Milano come "cellula rossa";
6. all'interrogazione di Gasparri e Quagliariello per chiedere al Ministro della Giustizia Alfano di inviare gli Ispettori al Tribunale di Milano, dal momento che ci sarebbero state "palesi violazioni" da parte dei magistrati nell'indagine del Rubygate;
7. alla notizia che al Senato vogliono inserire nella legge della prescrizione abbreviata un articolo, per effetto del quale quando vi è anche solo il sospetto (non la certezza) di un conflitto di attribuzioni, un processo deve essere sospeso (leggi: "processo Ruby").

Come vedete, cari amici del Giornale, chiedersi se il Capo dello Stato, parlando di esasperazioni e degenerazioni, si riferisca a Berlusconi è una domanda che non possiamo non considerare retorica.

Un po' come se qualcuno vi chiedesse: ma secondo voi, Berlusconi non starà mica soffiando pericolosamente sul fuoco dell'odio sociale tra cittadini e istituzioni?

Tranquilli: dal momento che la risposta è del tutto evidente, questa è una domanda che a voi non faremo mai.


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